La trilogia: proteggersi, promuoversi, esorcizzare [scomparire24]

Una voce: Ora affrontiamo insieme la terza modalità che avete per costruire un’azione. Oltre al proteggersi e al promuoversi c’è una terza tipologia di azione. Teniamo sempre presente che l’umano si crea un’immagine della vita e delle relazioni in cui prevale la solidità e la continuità; quindi il suo agire sarà caratterizzato anche da questi concetti.

Se però inizia a dubitare di quei concetti, e inizia, quindi, a posare l’attenzione su quello che di nuovo, di diverso e di non-noto si presenta continuamente davanti a lui, può cogliere in quel presentarsi della vita, e nell’altro da sé, continue piccole fratture.

Voi tutti siete un continuo mutare, eppure lo interpretate come continuità di un “io” a cui fate riferimento; e sottolineate anche la direzione nel mutare, perché senza di essa non c’è continuità. Ora guardate la vita, che è frattura dopo frattura: qualcosa si interrompe, qualcosa non c’è più, qualcosa muta, si apre un vuoto. Però, di quel vuoto, non sapete cogliere tutto il mistero della variabilità, della non-solidità, della non-governabilità e della non-prevedibilità. E quando, per esempio, vi dite che l’altro, in certi momenti, è ingovernabile state sottolineando il valore della governabilità e della continuità, non il suo mistero.

La continuità si basa sul difendervi e sul promuovervi; per dare forza a questi due binari, su cui costruite l’azione, si è strutturato in voi un meccanismo che si basa sull’esorcizzare. Tenetelo a mente. Questa terza modalità la mettete in atto quando non volete vedere consapevolmente, per non mettere in crisi l’impianto interno che vi siete costruiti.

Per esempio, voi esorcizzate la morte, la malattia, o quello che non vi mette in buona luce. Si tratta proprio di un nascondere per salvaguardarsi. Non sarebbe possibile portare avanti il proteggersi e il promuoversi senza un ostinato esorcizzare, che ne costituisce l’anima. Questa trilogia nell’azione è la modalità attraverso cui la struttura della mente vi fa entrare in relazione con l’altro da voi e con il presentarsi della vita in sé.

E che cosa esorcizzate? Proprio la strategia che mettete in atto per proteggervi e per promuovervi nell’affrontare, al meglio, gli accadimenti e nel relazionarvi, al meglio, con gli altri, controllando e promuovendovi, quindi regolando quando potete, altrimenti subendo. Però raccontandovela, perché a questo punto mettete in campo l’attività di esorcizzare. Cioè voi occultate, spostando l’attenzione oltre quello che di debole e di fragile c’è in quella pratica complessa e rigida della mente, che è la concettualizzazione dell’azione da mettere in atto.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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1 commento su “La trilogia: proteggersi, promuoversi, esorcizzare [scomparire24]”

  1. “Difendersi, promuoversi, esorcizzare.”
    Sono anche comportamenti utili nel fare esperienze perché ci portano ad apprendere, osservando le nostre reazioni.

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