Una voce: All’azione/implementazione voi date un senso basato su precise finalità, soprattutto nelle mete interiori ma anche nelle scommesse attraverso cui ognuno promuove il proprio “io”.
Quando l’uomo si rende conto che la tipologia di azione che mette in atto è parziale, o inefficace, oppure non gli conviene, allora cambia il tipo di azione implementante. Ma mai dubita della necessità di implementare. In questo viene aiutato dal meccanismo di esorcizzare, che non gli fa porre l’attenzione sull’implementazione, e perciò continua a usare l’azione unicamente come strumento per i propri fini, fra i quali la necessità di mantenere l’immagine che si è costruito della vita, dando forza all’idea di continuità e di regolazione della non-prevedibilità e della persistente variabilità.
Se ci pensate, molte delle vostre azioni sono soltanto immaginate, e non messe in pratica, però in esse è comunque presente lo stesso marchio: la spinta dell’implementazione. Perché, che poi agiate o non agiate, di fatto per voi l’azione è implementazione; e questo vale anche per quelle solo pensate, che non implementano assolutamente nulla di reale. L’inganno è pensare che il pensiero possa essere altrettanto reale come l’azione compiuta, ogni volta che implementa un desiderio o un progetto verso un obiettivo; questo vi permette di realizzare l’obiettivo nei pensieri, dandovi l’idea di un suo concretizzarsi nella realtà.
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Un partecipante: Ma qual è la diversità fra queste due implementazioni?
Una voce: Un particolare le accomuna: una serve all’altra e dà forza all’altra; e insieme rafforzano il concetto di azione come implementazione. È proprio nell’azione immaginata che ha sede il maggior rafforzamento che imprimete all’azione vista come implementazione. È proprio l’azione immaginata quella dominante, quella che ha maggior forza, quella che non fa i conti con la realtà, quella che è sempre “vincente”, quella che si basa sull’implementazione dell’obiettivo che andate cercando. E così vi ingannate sull’implementazione prodotta nel pensiero, perché credete di realizzare quei risultati che, nella realtà, non vi sarebbe possibile concretizzare.
Abbiamo detto che il vostro modo di rapportarvi alla realtà si basa su una visione che vi siete costruiti della vita e dell’altro da voi: una concettualizzazione strutturata nella mente, ma estranea alla realtà. È possibile anche parlare di un’ipotesi basata su affermazioni pensate, che orientano l’azione implementante.
E abbiamo anche detto che è dentro il pensiero che l’azione/implementazione si amplifica e prende forza, perché il processo mentale che vi serve per dare forma all’azione implementante ha sempre a che fare con il vostro modo di vedere la vita come continuità e solidità e la presenza dell’altro come continuità di vicinanza, di stimolo, di protezione, di garanzia e comunque di solidità. La non-prevedibilità della vita e anche la diversità dell’altro vi pongono in situazioni di adattamento o di modifica o di regolazione che implicano nuove implementazioni.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo
Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
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