“A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha” dice il Cristo. Fra questa verità e quella espressa in altra occasione: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli”, pare vi sia un contrasto.
Per comprendere che l’una Verità integra l’altra dobbiamo rifarci alla parabola dei talenti. Ognuno ha un posto nel piano d’evoluzione della razza alla quale appartiene e, siccome l’evoluzione del singolo è tanto legata a quella della collettività che è determinante e conseguente l’evoluzione collettiva, il primo dovere del singolo è quello di migliorare se stesso.
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I talenti dati secondo la capacità, rappresentano l’evoluzione conseguita e la conseguente libertà d’arbitrio goduta. La prima di queste (l’evoluzione conseguita, ndr) dà le facoltà, siano esse intellettuali che d’altro genere, la seconda (libertà d’arbitrio, ndr) la possibilità di farne uso più o meno saggio.
Se, per indolenza o per timore, non adempite ai doveri che avete nei riguardi del vostro prossimo, di voi stessi, della collettività, questo significa non collaborare al grande piano d’evoluzione della razza. Quali siete, tali rimanete. La legge d’evoluzione non ammette retrocessioni; così osate quanto per voi è osabile.
Non dovete cristallizzarvi, atrofizzarvi, ma rimanere attivi: osare con quello che vi è stato dato affinché osiate. Che cosa avete timore di perdere: l’onore? La stima altrui? La gloria? Non siete poveri di spirito se avete timori di questo genere.
Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo
Esortazione famigliare!
Molto interessante. Si parla ancora do osare.
Spero di arrivare a comprendere appieno il denso di questa esortazione.