L’identificazione è l’incarnazione. La consapevolezza simultanea è la trascendenza.
L’identificazione consapevole e simultanea è la vita unitaria che supera la divisione, la frattura tra l’alto e il basso, l’evoluto e l’inevoluto, l’umano e l’Assoluto, l’uomo e la natura. È la sintesi.
Completamente umani, persone, identità e completamente dimentichi di sé.
Tutta la trascendenza passa attraverso tutta l’identificazione, non oltre l’identificazione.
Tutta la vita passa attraverso il qui e ora in cui aderiamo a qualcosa e siamo immersi simultaneamente nel tutto: se lo sguardo è simultaneo e tiene assieme il particolare e il generale non parliamo più né di identificazione né di trascendenza, parliamo di essere, di quel che è.
Vanno superate le categorie e questo vivere e concepirsi per opposti: non questo o quello, ma quello attraverso, dentro questo. L’umano è Assoluto; il minerale è Assoluto; il vegetale è Assoluto. Vari livelli evolutivi dell’essere dell’Assoluto? No, come si fa a frammentare l’Assoluto? Tutto questo film che chiamiamo vita non serve ad altro, alla fine, che a comprendere che non puoi dividere, che tutto è quel che è.
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Per me “quel che è” rappresenta l’Assoluto in atto; per un altro “quel che è” semplicemente è quel che è. Non fa differenza, non sono le parole a dividerci, ma ci unisce l’esperienza dell’essere.
Per unire dobbiamo vedere e superare ciò che divide: l’idea che ci siamo fatti dell’identificazione, dell’incarnazione, del limite, dell’evoluzione, è completamente sbagliata.
In ambito spirituale si dicono a volte sciocchezze con la presunzione di conclamare saggezze: non ho la pretesa di affermare delle verità, ma non mi è possibile fermarmi al conclamato e al conosciuto. Tutto il nostro discutere è un tentativo di non fermarsi, di indagare oltre. Diremo cose inesatte? Certo, nessuna pretesa di verità.
Oltre la visione duale non c’è identificazione e non identificazione, vita libera e vita condizionata, limite e non limite: oltre c’è l’essere che tutto attraversa, vive, compenetra, mai perdendo la consapevolezza, il respiro, la portata dell’insieme.
Nulla possiamo comprendere della vita se non la smettiamo di separare e, soprattutto, se non impariamo a guardare alla nostra realtà integrando il limite, sapendo che esso è la chiave universale del presente, che attraverso esso passa l’esperienza dell’Assoluto, che è esso l’Assoluto che si rivela.
[…] Senza assolutizzare o criminalizzare, lasciando che ogni fatto sia quel che é. Se il mio interesse è essenzialmente per le cose materiali, per il possesso, per la gratificazione, questo atteggiamento splende nel cosmo come una stella con queste caratteristiche.
Se tutto il mio essere è votato alla ricerca, alla fedeltà, alla coerenza, allo slancio trascendente, bene, questo splende e testimonia il suo essere nel cosmo.
L’uno e l’altro sono solo due condizioni di sentire: uno è più vasto e l’altro più limitato? Certo, se guardi la realtà dal punto di vista del più e del meno, così è, ma ti chiedo: è giusto guardare la realtà in questi termini? E qual è un altro modo di guardare all’esistente?
L’esistere ci spalma nel tempo, nello spazio, nel divenire; l’essere ci apre alla dimensione del non-essere, del non-tempo, del non-divenire. Quella dell’assassino che diviene santo è solo una lettura, solo una interpretazione, solo un tentativo didattico di far comprendere aspetti della realtà altrimenti troppo lontani dall’immaginario umano.
L’assassino non diviene santo; la coscienza non evolve, nessuno passa dal materiale allo spirituale: tutto è quel che è, lo è fuori dal tempo e senza alcun divenire.
Ecco perché noi possiamo dire che non esiste l’identificazione come è comunemente intesa in ambito spirituale, e non esiste la trascendenza come è dai più immaginata. Esiste solo la realtà che accade e sulla quale la nostra mente/identità appone delle etichette.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
“Esiste solo la realtà che accade e sulla quale la nostra mente /identità appone delle etichette”
Grazie