La disconnessione è il centro della nostra esperienza [sentiero43]

Togliere le etichette dalla realtà. Superare la consequenzialità degli stati e dei fatti. Aprirsi all’accadere che ora è e poi scompare, per lasciare spazio a un altro accadere. Ma, soprattutto, non connettere. Non collegare fatto a fatto, passato a presente, a futuro; parola a parola, parola a emozione; intenzione ad azione.

La frammentazione totale della realtà assemblata e agita dalla mente conduce all’esperienza della Reale così come esso è prima che la mente lo manipoli, prima che l’identità lo legga secondo il suo modello interpretativo, prima che la coscienza lo senta secondo ciò che le è dato sentire e lo trasformi in processo.

La disconnessione è il centro della nostra esperienza, il cardine sul quale gira il Sentiero contemplativo, la nostra pratica incessante. Per comprendere e penetrare nell’atto della disconnessione, dobbiamo vedere, essere consapevoli, di come la mente e la coscienza creano la realtà.

La coscienza assembla stati di sentire e determina, assieme all’identità e al flusso di dati che l’attraversa, il senso del vivere e dello sperimentare; invia ai corpi dell’identità le vibrazioni necessarie ad attivare le scene che possono fornirgli le informazioni che le necessitano.
Il senso del trascorrere è invece dato dalle funzioni della memoria, dalla permanenza dell’immagine nella retina e da altri fattori relativi ai corpi dell’identità.

Ciò che nel fotogramma è immobile, stato di eterno presente, viene sentito dalla coscienza e messo in relazione con un altro fotogramma e un altro ancora fino a creare un’esperienza nel sentire, un processo, il tutto secondo un procedere logico.

Quella successione si riflette sul piano di coscienza immediatamente successivo che è quello della mente dove il sentire diviene pensiero, viene parametrato e confrontato con gli altri contenuti del corpo mentale, quelli conservati nella memoria, poi, una volta che l’intenzione/sentire si è rivestita di ciò che il corpo mentale le poteva conferire, si riveste ancora degli apporti del corpo emozionale, o astrale, e infine diviene azione attraverso il coinvolgimento del corpo fisico.

Naturalmente la coscienza non si muove per moto proprio ma sulla base di una sollecitazione: se la coscienza non possiede un dato ambito di sentire, non sa neppure che esiste, quindi deve esserci qualcosa che la precede, che sa e che la conduce. Se andiamo a ritroso noi scopriamo che ogni piano di coscienza è sollecitato, informato e plasmato dal piano che lo precede e, così facendo, arriviamo alla causa prima che è l’Assoluto.

Tutti i post ‘Le basi del Sentiero contemplativo’
NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.

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Catia Belacchi

Molto chiaro, non per facilità di concetti ma perché ormai con questi si ha dimestichezza.

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