Abbiamo parlato dell’alleggerire, del lasciar andare, del non connettere pensiero a emozione e ad azione, ma ora possiamo scendere più nel dettaglio.
“Un pensiero è solo un pensiero” significa non solo che va lasciato sorgere e scomparire, ma che non va legato al pensiero precedente e a quello che seguirà. Va contemplato come fatto a se stante.
“Un’emozione è solo un’emozione” significa che non va connessa con il pensiero che l’ha generata o con il pensiero che il suo sorgere ha generato: va considerata avulsa dal pensiero, come fatto a se stante. Va contemplata come fatto a se stante.
“Un’azione è solo un’azione” significa che sebbene ogni azione sia generata da un pensiero e sia accompagnata da un’emozione, noi la consideriamo a sé, come semplice fatto. L’azione è l’ultimo stadio di un processo che inizia con l’intenzione, la quale si fa pensiero, questo si riveste di emozione e il tutto genera la rappresentazione che il corpo/attore mette in atto.
L’azione è sempre accompagnata da un mondo di sensazioni, pensieri, senso di adeguatezza o di inadeguatezza e tutto questo è da porre in relazione all’allineamento che c’è tra l’intenzione e il suo risultato: se a intenzione A corrisponde azione A, ci saranno pensieri, emozioni, considerazioni positive, incoraggianti e rafforzanti l’immagine di sé; se a intenzione A corrisponde azione AB, ci sarà frustrazione, senso di inadeguatezza, svalutazione, oppure stimolo a fare meglio. L’umano impara così, tra gratificazione e frustrazione ed entrambe gli sono necessarie.
L’interlocutore al quale noi ci rivolgiamo ha già ampiamente imparato attraverso quella modalità naturale e sente che può procedere sviluppando altro: la nostra elaborazione non si rivolge all’umano che non conosce gli alfabeti di sé ma a quello che è già sufficientemente alfabetizzato, che ha già provato diversi approcci e che desidera altro perché per altro è pronto, ed è supportato sia da un adeguato sentire che da un organizzato e logico capire.
Questo nostro ragionare dato in mano a persone che sono prive di basi produce solo danni. La psicologia e la filosofia fanno il lavoro che precede il nostro: la psicologia in particolare, la filosofia è già, in parte, contigua a noi.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
Nel tuo insegnamento molte volto lo hai detto che un pensiero è solo un pensiero e via e via.
È che mentre, quando hai gli alfabeti, viene spontanea la contemplazione di un aspetto della natura, contemplare pensieri emozioni, azioni, rimane più complesso perché riguarda aspetti di noi.
Ma quella è la strada.
Disconnessione, contemplazione.
Questo percorso, nuovo e originale, ha necessità di essere compreso e praticato, affinché ognuno possa essere testimone egli stesso del grande insegnamento che porta.
Molto chiaro. Sentire e capire.