Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/25: l’antico Egitto, la Kabala

Volgiamo lo sguardo all’antico Egitto per trovarvi un’altra civiltà. Anche dalla non copiosa letteratura sacra di quella civiltà che ci è rimasta, possiamo comprendere il pensiero religioso di quel popolo.

Dai documenti di più remota data sappiamo che gli Egiziani credevano nella Trinità: Rha, Osiride-Iside, Horus. Ricordando l’inno a Rha noi comprendiamo quale idea avevano del Divino:

“O Tu, produttore degli esseri,
noi adoriamo l’anima che Tu emani;
Tu ci generi, o Inconoscibile;
Te salutiamo,
adorando lo Spirito che discende da Te
e vive in noi”.

Dal frammento del libro dei morti, sappiamo che credevano nella reincarnazione secondo una legge di evoluzione, cioè fino al congiungimento dell’anima umana con il Centro del Tutto, attraverso alla peregrinazione sulla terra.

Tutto questo è lapalissiano ed è inutile illustrare ciò che di per se stesso è già chiaro. E dallo splendore dell’antico Egitto alla sua decadenza, alle dieci piaghe, attraverso la liberazione dalla schiavitù, fino ai prodromi della nuova civiltà: quella ebraica.

Così interessiamoci del pensiero religioso di questo popolo secondo il particolare punto di vista che ci permette questo incontro. Nei libri exoterici, dalle scritture exoteriche di questa religione, come ebbi a dirvi l’ultima volta, non si trovano chiaramente espresse queste verità; le troviamo invece nella Kabbala o libro esoterico, lo studio della quale non è oggi ritenuto vantaggioso.

Al contrario, diciamo noi, in essa è insegnata la dottrina dell’Uno, della Trinità. “L’Anziano degli Anziani, l’Anziano dei giorni – è detto – non ha forma, ma ha anche forma; ha forma in quanto l’Universo è sostenuto a mezzo di essa; non ha forma in quanto non può essere contenuto”.

E infatti, ciò che è infinito non ha forma. “In nome dell’Uno che nei cicli generatori prende l’Universo stesso come sua forma”, diciamo noi, e continuando: “Quando all’inizio dei tempi prese forma (ovverosia iniziò questo ciclo di manifestazione universale) partirono da Lui dieci luci (le tre della Trinità e le sette del settenario) le quali tutte insieme formano dieci sefiroth o attributi divini”.

Nello Zohar si dice che tutte le anime sono soggette a rivoluzione o metempsicosi: “Gli uomini non sanno come furono giudicati quando lasciarono il mondo e prima che ne venissero”. Insomma tutto l’insegnamento esoterico di questa religione si basa su quei principi insegnati da ogni grande Spirito. Sulle parole dei Maestri gli uomini hanno fondato le loro Chiese, così come se su una vera opera d’arte architettonica vi fosse stato edificato un pessimo barocco. Ma l’attento studioso saprà riconoscere ciò che è buono da ciò che è inutile, dimostrando ancora una volta la immortalità e l’indistruttibilità del Reale. Kempis, 19 Marzo 1954

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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2 commenti su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/25: l’antico Egitto, la Kabala”

  1. Interessantissimo post.
    Certo è che la religione egizia aveva raggiunto livelli altissimi di conoscenza e di espressione, anche attraverso i riti.

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