Fino a quando non è maturata la comprensione di altro, a noi sembra che la cosa più importante sia quel sentirci d’essere che deriva dalla percezione, dalle emozioni, dai pensieri.
Nel divenire noi sperimentiamo l’esistere, la presenza, il senso e quella ci sembra essere la realtà, la sosteniamo e la difendiamo con la stessa convinzione con cui, nell’era dominata dal pensiero tolemaico, sostenevamo che la terra era al centro del sistema e il sole girava attorno a essa; o con la stessa convinzione con cui un certo numero degli psichiatri sostiene che il disagio esistenziale nasce da un cattivo funzionamento del cervello.
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- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
Lo sosteniamo per fede; sarebbe interessante andare a vedere quante cose l’ateo, l’agnostico, il materialista, lo scienziato affermano sulla base di postulati squisitamente fideistici, ma ci porterebbe lontano.
Sperimentiamo che esiste un livello più profondo d’esistenza che non può essere definito un esserci ma un essere:
– l’esserci presuppone l’esistenza di una percezione definita di sé;
– l’essere affiora quando quella percezione e comprensione di sé è superata, quando è scomparso, o affievolito, il soggetto percettore.
Lo zero non è in antitesi col pensiero, né con l’emozione, né con l’azione, non è un vivere anestetizzato.
Lo zero è quel punto focale che sostiene, nella consapevolezza, tutta la realtà che accade; il pensiero fluisce, la vita danza su di un’immensa distesa apparentemente immobile.
Non l’uno o l’altro, o lo zero o il pensiero, ma tutto simultaneamente presente. Uno dei passaggi più importanti e più complessi che l’umano compie è il passaggio dalla visione duale a quella unitaria:
– duale: io e te, zero e pensiero, bene e male;
– unitario: simultaneità dell’esistere su tutti i piani, unitarietà della percezione, della visione, dell’interpretazione, del sentire.
Si addiviene alla visione unitaria quando si è sperimentata quella duale e, di esperienza in esperienza, hanno preso corpo e si sono impressi nel corpo della coscienza i caratteri di un nuovo alfabeto: è la maturità del sentire che genera la visione unitaria, non il compreso della mente e dell’identità. Dalla comprensione, non dalla sapienza, sorge la visone unitaria coerente con l’esperienza.
La persona che risiede, con gradi di continuità variabili, nello zero, vive una vita assolutamente ordinaria dove pensiero, emozione, azione sono presenti ma non predominanti: vive una consapevolezza simultanea su tutti i piani e, come è naturale, il piano con il sentire più ampio permea tutti gli altri.
Lo sottolineo: nella percezione simultanea della realtà, il dominante è il piano più vasto, gli altri sono presenti ma in secondo piano; questo non significa che non siano efficaci e pronti, anzi, lo sono in sommo grado; significa che sono percepiti e interpretati con una certa distanza, attivi in una qualche lontananza.
È come guardare il mondo dalla cima di una collina: tutto è presente ma la focalizzazione prima è sulla collina, sull’insieme a partire dalla collina.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
“La persona che risiede, con gradi di continuità variabili, nello zero, vive una vita assolutamente ordinaria dove pensiero, emozione, azione sono presenti ma non predominanti: vive una consapevolezza simultanea su tutti i piani e, come è naturale, il piano con il sentire più ampio permea tutti gli altri.”
Mi capita, nelle giornate assolutamente ordinarie, di vivere senza la predominanza di pensieri, emozioni, azioni; tuttavia non saprei dire se vivo una consapevolezza simultanea su tutti i piani. Sento solo allineamento, se ci pongo attenzione.
Come giustamente è stato descritto, il sentire unitario non è prerogativa della mente, ma del Sentire appunto.
A volte mi dico, pensando a questo periodo storico, in cui siamo immersi nel pensiero individualista e duale, che sarebbe utile l’evoluzione della specie.
Ma anche questo è un pensiero duale. Ogni cosa è quel che È ed ognuno concorre con la maturità che ha raggiunto la propria Coscienza, al disegno comune.
Complicato capirlo con la testa,
immediato se rimanda a un vissuto.
C’è un piano dell’esistenza dove il sentire è ampio e lo sguardo va oltre.