Siamo già entrati nella dimensione dell’essere e come abbiamo visto questo non toglie niente alle nostre vite come sensazioni, emozioni, pensiero, ma aggiunge un’altra dimensione da sperimentare e permette di leggere l’esistente e lo sperimentato in una luce completamente differente.
Questo sperimentare nuovo trasmuta ogni cosa e la percezione di ogni piano.
La dimensione dell’essere:
– oltre il tempo;
– senza soggetto;
– senza osservatore;
– silente;
– pregnante;
– includente;
– responsabile;
– essente.
1- Oltre il tempo
Nella vita comune noi siamo immersi nella dimensione temporale ma così non è nell’ambito dell’essere: in quella dimensione di sentire e d’esperienza non possiamo parlare di tempo ma di non condizionamento del tempo.
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
Non parlo di assenza di tempo ma di esperienza di vita non condizionata dal tempo: questo non ha necessariamente a che vedere con l’andare lenti, con i ritmi che seguiamo, o che si affermano, nel nostro quotidiano: non essere condizionati dal tempo significa vedere, essere consapevoli della rappresentazione, del tempo e del ritmo in cui essa è immersa, e non esservi identificati.
Quella non aderenza al fattore tempo lo rende contemplabile, ossia fatto che attraversa la realtà, che la pervade, che la struttura anche, ma fatto tra fatti.
Se tu puoi dire questo, e lo puoi dire se quel fatto lo sperimenti come tale, allora c’è poco altro da aggiungere: come esiste la sensazione, l’emozione, il pensiero, così esiste il tempo, fatto che insieme a tutti gli altri fatti danza la propria rappresentazione.
Nella percezione/consapevolezza simultanea si aggiunge un altro fattore, niente di più: così come non sei l’emozione e tutto il resto, non sei neppure il tempo, non essendo tu affatto.
C’è il tempo;
c’è la sensazione;
c’è l’emozione;
c’è il pensiero;
c’è il sentire;
c’è spazio, grande, non definito.
Punto.
Non c’è nessuno che si attribuisca tutto questo, nessuno che affermi: “Questo è il mio, questo accadere sono io”. Quindi, se non c’è attribuzione, c’è tutto il tempo e tutto il non tempo che simultaneamente sono e accadono nella percezione.
Non nella percezione di qualcuno, nella percezione tout court.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
“Essere condizionati dal tempo significa vedere la rappresentazione”, dunque non essere identificati con il troppo pieno del tempo o con il troppo vuoto.
E’ una acquisizione che ancora, per chi commenta, è in divenire.
Allo stesso modo succede con le emozioni, i pensieri, le sensazioni che sorgono quando una comprensione incalza.
Difficile allora considerare subito quella percezione in modo neutro. L’io è sempre in agguato.
Come è possibile, dopo aver lavorato a fondo sulla percezione del corpo di sè e dell’altro da sè, attraverso il contatto profondo, non attribuire al proprio corpo quelle sensazioni che possono sorgere poi istantanee e fanno dire al corpo: ci sono?
Tutto ciò va lavorando il mio interiore, senza poter dire ora: è materia acquisita una volta per tutto.