Oltre l’illusione è la libertà? No, dentro l’illusione del divenire, dell’esserci, dell’esistere, della “materia”, del tempo, del dolore: è questa una prospettiva veramente altra.
Nel presente “vestito” dal passato, nell’adesso che si configura attraverso le lenti colorate di ciò che è stato, noi abbiamo la possibilità di cogliere e vivere quell’accadere senza condizionamento, senza colore. Come?
Vedendo ciò che la mente vi introduce e disconettendolo, depurandolo della sua aggiunta/interpretazione.
Non combattendo contro la fisiologia della mente, non contro di sé e quel che sorge in sé, ma sapendo che, essendo quella la natura della mente, ciò che essa introduce è a volte essenziale, altre no: se debbo costruire un ponte, la mente di un ingegnere mi è essenziale; se debbo comprendere l’adesso che vivo non mi servono né la mente dell’ingegnere, né la mia.
Se fai il muratore usi la carriola e la cazzuola nelle otto ore di lavoro, non sali sull’autobus per andare a casa con la carriola! Se ti muovi nel tempo e nello spazio per procurarti il cibo, per leggere un libro, per fare una carezza, per menare un ceffone, ti serve la mente: se vuoi comprendere la natura di ciascuno di questi gesti non ti serve né la memoria, né l’armamentario della mente, hai bisogno di lasciarla lì e di usare altri strumenti.
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Qual è il nostro problema? È che non comprendiamo di avere altri strumenti validi, oltre alla mente, per comprendere la realtà: non osiamo abilitarci a indagare e sperimentare altro che sia più impalpabile, ma non meno reale del nostro raziocinio, per indagare e conoscere la realtà.
Naturalmente c’è una ragione per cui non indaghiamo: la visione razionale è visione di controllo, ciò che accade ci sembra, in un qualche modo, in nostro potere: l’accadere è estensione di noi, danza della nostra identità.
Fuori dal raziocinio e dal controllo tutto diviene evanescente e noi sembriamo perdere i confini: questo, fino a un certo punto del nostro cammino di comprensione, è da noi ritenuto non accettabile. Stiamo al di qua della ricerca, appoggiamo dove il terreno è solido, o così ci pare: così è, e così è giusto che sia. Ad altra comprensione, quando maturerà, corrisponderà altra indagine e altro osare.
Nel passato/presente si sostanzia la definizione di noi: in ciò che vivo confluisce tutto ciò che sono stato; la linea, il filo che unisce il passato al presente costituisce le fondamenta del mio esserci come persona: sono la mia storia.
Questo testo è parte dei capitoli 3 e 4 del libro L’Essenziale; mentre li pubblichiamo ne verifichiamo anche il contenuto a 10 anni dalla loro estensione. A revisione completata, renderemo disponibile l’intero volume: qui i capitoli 1 e 2 già revisionati.
In parte potrebbe essere anche un fattore culturale. Cresciamo in una cultura che privilegia la lettura razionale. In altre realtà, penso all’India ad esempio, la vibrazione del modello culturale è diversa.