Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/37: le stigmate

Voi dite che quando un mistico ha ricevuto le sacre stigmate, Dio ha voluto mostrargli, e mostrare agli uomini, i segni della sua predilezione, perché le stigmate dovrebbero riprodurre le ferite che il Cristo ebbe sulla croce.

Tale riproduzione dovrebbe essere, secondo la convinzione dei religiosi, da attribuirsi a un divino intervento. Guardiamo invece le cose come stanno. Anche i vostri studiosi hanno potuto osservare, in taluni soggetti di particolare sensibilità i quali siano stati ipnotizzati, dei curiosi fenomeni.

Si è potuto osservare, ad esempio, che per un periodo più o meno breve, in stato ipnotico, si potevano vedere ed esaminare – perché reali – ferite non prodotte per vie consuete. Se ad esempio a un sonnambulo si faceva credere di avvicinare una fiamma – in realtà inesistente – a qualche parte del suo corpo, nella parte interessata si produceva una ustione in tutto simile a quella che si sarebbe prodotta avvicinando una fiamma reale.

Ciò è dovuto alla gran forza che la psiche esercita sul soma, ed è la stessa forza che opera le così dette guarigioni miracolose, senza intervento né di guaritori né di cure specifiche.
Lo stato ipnotico necessario alla produzione di questi fenomeni può essere indifferentemente provocato da un operatore, od ottenuto per  autosuggestione.
Abbiamo dunque visto, e i vostri studiosi hanno esaminato, che la psiche esercita un potere motorio fortissimo sul fisico; potere che si manifesta e rivela in modo eccezionale in particolari individui, sottoposti  a particolari trattamenti, per così dire.

Premesso ciò resta facile comprendere come un mistico, intimamente compenetrato in quello che egli crede essere stato il Calvario del Cristo, riproduca sul suo corpo fisico le ferite che egli, nella sua estasi, vede aperte nel corpo del Cristo.

Ma guardiamo la questione da un altro punto di vista, fratelli. La Sindone, che è stata oggetto di meticolosi esami scientifici, reca sommariamente fotografato il corpo del Crocefisso; da tale rudimentale fotografia appare che il Cristo non fu crocefisso per il palmo delle mani, ma all’inizio degli avambracci, al di sotto, poco, della articolazione dei polsi. Or dunque: se nel fenomeno delle stigmate niente vi fosse di soggettivo, ma questo fenomeno realmente fosse un segno che Dio volesse dare a qualche anima eletta, rendendola simile nella sofferenza al Cristo, le ferite non dovrebbero riprodursi in un’altra parte del corpo, ma dove realmente il Cristo le ebbe.

In altre parole: le ferite si riproducono nel corpo degli stigmatizzati nel palmo delle mani, perché lì il mistico crede, convinto dalla tradizione, che Cristo sia stato crocefisso. Sia ben inteso però, fratelli, che con quello che abbiamo detto non vogliamo certo sminuire la figura degli stigmatizzati.

Occorre un’ardente fede e una continua compenetrazione di tutto l’individuo nella figura del Cristo perché si riproducano, in modo eccezionale e duraturo, certe ferite. Veramente queste creature emanano un alone di santità, perché veramente ogni atto della loro vita è eseguito nella completa fede,  in armonia all’ideale più elevato che una creatura può avere della figura del Cristo.

Veramente una tal fede è capace di operare i miracoli raccontati; veramente da tali personalità emana un ascendente sugli uomini capace di produrre su questi degli effetti imprevisti. Abbiamo voluto parlarvi questa sera, fratelli, di un fenomeno che più, fra gli altri, può ricondurvi alla errata concezione di Dio per sottolineare ancora una volta che in realtà non esistono privilegi né privilegiati. Kempis, maggio 1954

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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