Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/39: l’umano risorge

Voi, e più di voi coloro che sono nati nel segno della religione Cristiana, celebrate qualcosa che ha un profondo significato: un episodio della vita del Cristo, reale, e avente un simbolismo reale, perché, come voi sapete, Cristo risorse, anche se in modo diverso da come fino a oggi si è creduto, e qualcuno tutt’oggi crede ancora.

Simbolico perché tutta la vita del Cristo ha un profondo simbolismo, è una allegoria della vita dell’individuo. Questa particolare resurrezione di Cristo è da noi presa questa sera, per parlarvi della resurrezione dell’uomo. Per dirvi che la verità della resurrezione è una verità che permea tutto il Cosmo; Il Cosmo si fonda sulla morte e sulla resurrezione, sulla trasformazione, sulla metamorfosi; e nella vita dell’individuo, nella sua teoria della evoluzione, è un susseguirsi di resurrezioni, in quanto ogni qualvolta l’individuo raggiunge una meta di questa sua evoluzione (e si può dire che la teoria della evoluzione è fatta di innumerevoli mete, così come una linea è fatta di innumerevoli punti), ogni qualvolta l‘uomo raggiunge una di queste mete, è una morte e una resurrezione, è una trasformazione.

Noi molte volte vi abbiamo detto che lo scoglio che fu di salvezza ieri, diventa, o può diventare, un ostacolo: ed ecco la morte, ecco il gradino che ha portato l’individuo fino a quel punto, e che da quel punto serve di base per il nuovo cammino che l’attende. Morte e resurrezione è dunque una Verità cosmica, una Verità valida per tutti gli individui, una Verità valida per tutte le materie. È una Verità che è un pilastro di questo Cosmo.

Voi, figli, quindi, dovete morire e risorgere e nascere ogni giorno; dovete abbandonare tutto quanto può, nell’intimo vostro, essere di impiglio; tutto quanto può, come una cappa di piombo, soffocare la Verità di voi stessi, e risorgere da questo cadavere. Dali, 31 maggio 1959

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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Nadia

Grande armonia da queste parole

Catia Belacchi

Sì è così.
Grazie a Dali e grazie al curatore che, col suo lavoro, ci facilita la comprensione dei testi

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