Gratuità e mistero secondo la Via della conoscenza 1

Una voce: Parlare di gratuità a chi non concepisce la vita semplicemente come ciò che toglie, toglie, priva, priva e libera dalle catene mentali, ma come qualcosa di cui servirsi, oppure un tempo da occupare in qualche modo, significa davvero stravolgere i concetti che avete edificato su voi stessi e sulla vita.

Qui verrà messo in crisi anche quel concetto che vi fa credere che la gratuità sia riconducibile all’immagine di un Divino che, prevenendo per infinito amore il vostro darvi da fare nella via interiore, elargisca doni non meritati, se messi in rapporto a quel poco che avete realizzato.

  • La gratuità non è quel dono da voi concepito;
  • la gratuità non è un’offerta divina che va al di là di quanto ognuno di voi operi;
  • la gratuità non è un premio che vi viene dato affinché possiate continuare a lavorare su voi stessi per rendervi degni di quel premio,
  • e nemmeno un incentivo per migliorare ulteriormente.

La gratuità è il confine oltre il quale non è possibile che tacere: non è nulla di ciò che voi potete immaginare, o conquistare, o utilizzare; nulla di tutto ciò che potete anche in minima parte descrivere attraverso le sofisticazioni, le esaltazioni, le articolazioni e le destrezze verbali. Vivere consapevolmente la gratuità significa non ipotizzare passi avanti o indietro verso una meta evolutiva, e nemmeno avere voglia di aggiungere alcunché a quel suo profondo mistero.

Quindi, ogni parola che qui aggiungiamo muore incontrando i significati impressi nella vostra mente poiché, nemmeno sentendoci negare e poi negare, usare paradossi dopo paradossi, non-senso dopo non-senso e provocazioni dopo provocazioni, voi intendete mollare la pretesa del “passo dopo passo” nel vostro progredire per divenire consapevoli che ogni parola che lì viene aggiunta è vana, è vuota, è nulla. Perché parlare di gratuità significa disarticolare il vostro modo di operare, il vostro modo di esprimervi e il vostro modo di intendere.

E quando affermate che la gratuità non vi riguarda, ma che riguarda unicamente il Divino, vi rispondiamo che la gratuità mette in scacco quel Divino, imprimendosi lì come un marchio e cancellandolo d’un colpo, perché il Divino a cui vi riferite è creazione illusoria, e la gratuità lo fa sparire in quel punto morto del mondo mentale dove resta solo il silenzio e solo l’incapacità di aggiungere qualunque cosa. Tutto sparisce nella gratuità: quello che voi costruite come principio e come fine, come causa e come effetto, come sacro e come profano, come Grazia divina, come Coscienza e come evoluzione, vale a dire tutti quei significati che sono lì a esaltare il vostro “io” in cammino.

Ogni volta che viene pronunciata la parola gratuità va tracciata una croce su quel significato, su quello successivo e poi su quello successivo ancora. La gratuità non è racchiudibile in nessun significato: semplicemente è. Non è possibile descriverla, né comprenderla e né sperimentarla, perché è vita che si vive nel totale silenzio interiore. Dove essa domina, lì muoiono le nostre provocazioni, i paradossi, l’uso dell’assurdità che mette in crisi i vostri concetti e anche ogni possibile negazione, perché la via della Conoscenza muore in quel punto e tacciono anche queste nostre presenze. E poiché, parlando a voi di gratuità, non si può far comprendere il suo mistero, ma solo alimentare la vostra struttura mentale, allora lasciamola unicamente esprimere nello scorrere del tempo, nei fatti e nei comportamenti di chi incontrate.

E anche se nessun significato è possibile aggiungere alla gratuità, noi siamo qui per usare quelle parole e quei concetti che creino un vuoto nei vostri contenuti mentali; e così avanti a parlare.

Gratuità equivale a dire che niente di ciò che operate nella via evolutiva ha alcuna importanza. Gratuità significa che non c’è nulla che primeggi su altro: non c’è qualcuno più evoluto e qualcun altro meno evoluto, qualcuno più caro al Divino e qualcun altro meno caro, e nemmeno qualcuno a Lui più vicino di un altro meno vicino.
E allora vi domandate: “Ma perché agire ancora?”. Perché siete vivi, perché siete nello scorrere della vita, perché l’azione, qualunque sia, viene scandita dal tempo del relativo e perché l’azione è vita, anche se quella che indirizzate a una vostra evoluzione ha il marchio della separazione. Ma gratuità è anche quel dolore fisico o quella sofferenza interiore che vi tormentano. Tutto è gratuità, e lo sono anche uno schiaffo oppure un’offesa ricevuta; quello schiaffo o quell’offesa si mostrano gratuità quando scompare la connessione fra lo schiaffo che viene dato e colui che lo dà.

Gratuità è l’azione in sé, che nega il vostro agire con quei fini evolutivi che vi fanno stare accanto a chi soffre affinché questo possa poi portarvi a essere più graditi al Divino. Perché l’azione non è un risultato da attribuirsi, non è la pretesa di un merito e non mette in campo alcun “io” protagonista. L’azione è ciò che accade, che porta con sé anche dei limiti, ma che non è soggetta all’intenzione che le sovrapponete quando percorrete la via interiore. Ora pensate a quanto voi puntiate sul darvi da fare con l’intento di differenziarvi, di separarvi, a volte di contrapporvi e di orientare le azioni verso il vostro sviluppo interiore, mentre nella vita tutto questo non-è.

Partecipante: Quindi tutte le volte che sono io a voler agire, non c’è gratuità, ma sempre un’aspettativa?

Una voce: La gratuità non dipende da te: c’è sempre, sei tu che non la riconosci. Quando agisci come “io”, copri la gratuità con un velo concettuale, e metti in prima linea il tuo protagonismo e le tue finalità; così non è possibile scoprire che la gratuità è sempre offerta, anche quando non viene accolta o riconosciuta. Quel che prevale dentro di voi sono le proteste, il costruire sopra ciò che c’è – perché mai nulla vi basta – e anche gli obiettivi e le mete spirituali, non comprendendo che tutto è già lì, presente in ogni fatto, in ogni gesto, in ogni gioia, in ogni offesa, in ogni dolore e in ogni seppur piccola offerta di sé che l’altro fa a modo suo.

La gratuità non ha niente a che vedere col fare e poi fare per perseguire. Il vincolo di causa-effetto esiste solo nella concretezza dei piccoli gesti del quotidiano, non per dare un significato all’accadere. E qualsiasi esempio possiate portare per sostenere che le pratiche meditative o contemplative consentano, con maggior probabilità, di conquistare un traguardo evolutivo, vi nascondete che tutto accade e che non c’è alcuna relazione di causa-effetto con quello che avete operato. Tutto è mistero, tutto è gratuità che sta oltre la pretesa di essere quel qualcuno che evolve. La provocazione che stiamo portando avanti è la messa in crisi del principio che vi fa affermare che, nel cammino del “passo dopo passo”, quello che segue sia la conseguenza degli sforzi e dei sacrifici che avete precedentemente messo in campo, perché la gratuità fa saltare il nesso di causa-effetto che introducete nel percorso interiore.

Ciclo gratuità della Via della conoscenza
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4 commenti su “Gratuità e mistero secondo la Via della conoscenza 1”

  1. Il testo è articolato ma la lettura della VDC è sempre profondamente toccante. Ci sono passaggi in cui riverbera luce che si riconosce…

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  2. Post basilare, fine ultimo del cammino spirituale, non bel divenire me nell*incarnare il momento presente come ciò che è, come atto gratuito, senza soggetto e senza scopo.

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