Una voce: Nella via della Conoscenza, riferendosi ai fatti, si parla di completezza o di compiutezza, non di perfezione, termine che noi voci dell’Oltre mai utilizziamo, ma che viene abusato nella via evolutiva. Il significato di perfezione dentro di voi implica sempre un paragone che, come opposto, ha l’imperfezione.
Col termine “perfezione” vi riferite a un ideale, a un’affermazione di principio, a un’aspirazione volta alla massima potenza, quindi nel suo significato c’è sempre un punto di arrivo a cui aspirate misurando il presente con un futuro ideale. E anche se ciascuno ne può dare una diversa definizione, utilizzate questa etichetta per paragonare ciò che accade, in modo da stabilire se è perfetto o non perfetto, definendo come “dovrebbe essere, se…” ma anche contrapponendolo a come “non dovrebbe essere”. Questo significa costruire mentalmente, facendo di quel concetto un punto di arrivo e un modo per nascondervi – dietro confronti e giudizi – ciò che è presente davanti a voi.
Essere consapevolmente nel susseguirsi di presenza dopo presenza, che nasce e muore, annulla il bisogno di chiamare in campo l’idea di perfezione, perché cessa ogni confronto e nulla c’è da aggiungere alla vita che diviene. Quando voi parlate di perfezione, introducete continue aggiunte, selezionando ciò che fuoriesce dai vostri schemi, a volte creando intorno a voi un’isola felice e dando voce a concetti che sottolineano l’insufficienza di quello che “non è perfetto”. Il concetto di perfezione è sempre un’immagine a cui ambite o che vi attribuite, vivendo situazioni nelle quali nulla vi sembra mai completo, ma sempre perfezionabile.
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La realtà non conosce etichette e nulla c’è da aggiungere dove c’è il silenzio della mente. La natura dell’esistenza non è un canto alla perfezione, non è un ideale, ma è il nascere e morire, l’impermanenza, l’effimero e l’interrelazione fra tutti gli esseri. La vita è quel mistero che ignorate e che non ha bisogno di diventare perfetta ai vostri occhi.
Quando l’uomo “in cammino” si proietta sulle sue aspirazioni e sulle sue imperfezioni, utilizza uno schema che simboleggia la possibilità di una catarsi finale, “perfetta”, che può essere la sua unione col Divino, superando i propri limiti per perdersi in quell’Immensità che lo purifichi.
Partecipante: Ma perfetto può significare non contraddittorio?
Una voce: La parola contraddizione è pregnante nella via evolutiva, dove viene fatto un raffronto con un obiettivo o con una meta interiore; attraverso di essa sottolineate uno scostamento rispetto a come vorreste essere oppure a come “dovrebbe essere”.
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“Essere consapevolmente nel susseguirsi di presenza dopo presenza, che nasce e muore, annulla il bisogno di chiamare in campo l’idea di perfezione, perché cessa ogni confronto e nulla c’è da aggiungere alla vita che diviene. ”
Grazie!
Penso al termine “perfezione” come sinonimo di “equilibrio cosmico”. Comprendo che l’uso potrebbe essere fuorviante.