Micro azioni, dolore e gratuità nella Via della conoscenza 9

Una voce: Per voi le azioni si diversificano in base al significato che date loro: se è un significato particolare, allora diventano importanti e spesso “problematiche”, altrimenti le considerate ripetitive e insignificanti.

Nel vivere il quotidiano ci sono sia le azioni che acquistano importanza in base alle scommesse con cui le programmate, sia quelle di ogni giorno: vi svegliate, vi lavate, mangiate, riordinate casa, e altro ancora che si ripete giorno dopo giorno.

Ora proviamo a frammentare questi due blocchi, scomponendoli in tante piccole particelle, e così ci troviamo di fronte alle micro azioni, che si esprimono in attimi e frammenti disconnessi gli uni dagli altri e che, anche se sembrano ripetersi, non sono mai le stesse, perché l’unica ripetitività è quella di essere espressione di attimi che nascono e muoiono e che fanno parte del micro tessuto del vivere. Parliamo anche di micro-pensieri e di micro-emozioni, oltre che di micro-azioni, e tutti hanno la caratteristica comune di essere piccoli frammenti e apparentemente non-significanti: non sono importanti per difendervi e per promuovervi e non sono utili per evolvervi.

Amare stare nel semplice significa posarsi in ciò che è micro, perché lì non si agitano le grandi scommesse, ma trovano spazio i semplici gesti, le brevi frasi e le piccole azioni che nascono e muoiono. Nella via della Conoscenza si parla di una ripetitività del gesto dopo gesto, che è la porta aperta per riconoscere i micro frammenti che sono impermanenti, e si parla anche di affascinarsi nel riconoscersi piccoli nel piccolo, che significa vivere il fascino nel frammentarsi dei grandi ideali, dei grandi successi o grandi insuccessi, delle grandi delusioni e delle grandi mete evolutive. I micro gesti e le micro azioni sono gli stessi che voi oggi vivete nel quotidiano, ma che mai vi bastano; anzi, vi annoiano e non vi riempiono abbastanza, e quindi li ingrandite con le scommesse e con le importanti aspirazioni.

La gratuità è riconoscersi effimeri in ogni attimo e ogni frammento che presenta la vita, ed è riconoscersi impermanenti nelle azioni, nei pensieri e nelle emozioni, poiché tutto sorge e tramonta, ma nel tramontare c’è un moto successivo che dà l’avvio a un nuovo sorgere. Ogni cosa che nasce torna dove non è visibile, e ciò che è nascosto si libera e appare, perché tutto ciò che si manifesta torna poi a scomparire, dando l’occasione a ciò che è non visibile di manifestarsi. La quiete nasce nello stare liberi dalla pretesa di aggiungere alcunché al moto della vita che è accadere.

Partecipante: Quindi l’idea dell’uomo “in cammino” di essere assorbito nell’immenso, perché migliora, si realizza proprio lì, nel piccolo del piccolo?

Una voce: L’immagine che ha l’uomo, quando è nel sentiero evolutivo, è quella di migliorarsi, di perfezionarsi, oppure anche di perdere parti di sé, rimanendo comunque lui il centro e il protagonista, e riunendosi, alla fine di quel percorso, col Divino. Questa è la storia che lui crea perché è immedesimato nel mondo dell’illusione; non capisce che tutto è già, non è come lo interpreta. Eppure l’uomo si ostina a voler vivere un’illusione che non-è.

Partecipante: Ma poi si accorge che il suo agognare si realizza proprio nel momento in cui ciò che è micro lo risucchia e lo annulla, e così scopre che il Divino è lì nel micro.

Una voce: Se mai questo accade, tutto è già.

Partecipante: Vorrei sapere come si può reagire quando, nato il fascino per l’impermanenza e per la gratuità, si presenta una forte sofferenza. Quel dolore come verrà affrontato?

Una voce: Al di là dell’impatto del primo momento, poi tutto ritorna nel micro, nel giorno dopo giorno. Si può stare accanto a una persona che soffre, seguendola nel suo dolore, ma nel micro. È lì che ogni azione torna a essere nuova e cangiante, anche se sembra ripetitiva; ma, stando attenti allo sfilare della vita, nulla si ripropone come già avvenuto, perché scomparendo non è più.
Allora ci si può accorgere di quanto quell’altro che soffre sia diverso giorno dopo giorno, poiché lui non è la malattia e nemmeno il suo perdurare, ma è altro, dentro lo scomporsi in micro particelle di quella malattia e di quel perdurare. E quindi nel giorno dopo giorno tutto è nuovo, pur sembrando ripetitivo, ed è nuovo perché ciò che si manifesta nello scorrere del tempo è l’impermanenza e la non-stabilità. Col medesimo senso, è possibile anche parlare della vecchiaia che avanza, del tempo che passa e che talvolta porta all’uomo sofferenze, o il dolore degli altri, o la decadenza fisica, ma altre volte semplicità e pacatezza.

Nella sofferenza nulla c’è di diverso da quello che è stato detto prima. Se tieni presente che un forte dolore non è altro che una sollecitazione che scatena ed eccita il mondo mentale – ed è lì che diventa grande, insopportabile, atroce – puoi capire come tutto possa essere riconsegnato alla gratuità. In quel momento qualcosa sorge, si manifesta e tramonta. Cosa resta di quell’emozione? Dentro di voi rimane il trascinamento che ne fate. Se poi parliamo di una forte invalidità fisica, allora non c’è solo un dolore e un’eccitazione mentale, ma c’è anche qualcosa che limita il corpo e che altera una situazione; da lì inizia un quotidiano di tipo diverso, ma sempre micro, con nuovi vincoli e anche con maggior attenzione ai micro movimenti che si compiono. Ma può anche capitare che l’attenzione di quella persona si sposti sul mondo intorno, perché dentro i nuovi vincoli e le micro azioni si scopre ciò che prima non veniva osservato.

E anche se un grande dolore si trasforma in una diversa tipologia di quotidiano, resta pur sempre un micro quotidiano, questo perché un forte dolore che colpisce il fisico porta a una differente tipologia di quotidiano nelle modalità con cui si esprime, ma non dal punto di vista del suo essere micro. Questo vale anche per un grande dolore psichico, che all’inizio si insinua come un tormento, e quindi accende molto il mondo mentale, dando un particolare significato a tutto quello che prima ne aveva uno diverso. Semplicemente il tempo bussa in un altro modo.

Spesso vi abbiamo detto che il dolore è gratuità. E anche se voi affermate che: “… è frutto di tutte le mie azioni precedenti o delle azioni degli altri contro di me”, non avete compreso che è unicamente gratuità, senza aggiunte e senza etichette. Ma, attenzione, puntare lo sguardo sulla gratuità non significa non provare più dolore, significa scoprire che dentro di esso c’è uno spazio che non porta alcun segno, perché il dolore non è il male, e la gioia non è il bene. Nulla nella realtà è contrapposizione; nella vostra mente quel che si contrappone sono giudizi ed etichette, cioè il non-è.

Ciclo gratuità della Via della conoscenza
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3 commenti su “Micro azioni, dolore e gratuità nella Via della conoscenza 9”

  1. Questo post è una pietra miliare dell’insegnamento della Vdc.
    Per la prima volta, leggendo della micro- azione, ne sento tutta la portata esistenziale.

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  2. “La quiete nasce nello stare liberi dalla pretesa di aggiungere alcunché al moto della vita che è accadere.”

    Semplicemente assecondare ciò che sorge senza avere la pretesa di esserne l’autore e senza essere troppo tiepidi e aver paura di portare a manifestazione.

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