Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77.
Come nasce l’impressione del «divenire» e come il sentire assoluto contiene e non annulla i sentire relativi?
Che cos’è che dà l’idea dell’essere che sente, e non di tanti sentire che sono? Raffiguriamoci questo essere: tanti sentire, come tante perle, messi uno accanto all’altro perché sono uniti in successione logica; ognuno manifesta se stesso e, logicamente, ne risulta un provenire da e un tendere a. Proprio per questa limitazione del sentire relativo si ha l’impressione del divenire, si ha cioè l’impressione che il sentire – diciamo – trascorso non esista più e che non esista ancora il sentire che poi si manifesterà. Ma questo non è vero: ogni sentire è sempre esistente, non viene mai meno. E non diventa: è.
Il sentire relativo non diventa sentire assoluto. La coscienza assoluta è una, non però intesa nel senso della matematica, ma è una come comunione di una molteplicità. La cosa è diversa.
Niente muta. Anche nel momento in cui pensate che qualcosa sia trascorso, niente muta; per cui, nel virtuale frazionamento, il sentire relativo resta sempre sentire relativo (la legna non diviene cenere, ndr). Perché è virtuale frazionamento? Perché se fosse reale, allora non potrebbe esservi più quell’Uno composto dalla molteplicità. Ecco perché deve essere virtuale.
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D’altra parte, pure se virtuale, non può non essere, perché allora [altrimenti] quell’Uno diventerebbe uno solo; e allora deve essere Uno costituito dalla comunione e dall’unità di una molteplicità: molteplicità virtualmente ottenuta attraverso il «virtuale frazionamento» dell’Uno.
L’errore fondamentale è quello di pensare a un essere che sente. Per questo, a un certo punto, si pensa e si dice, ad esempio: «Quest’essere sfocia, il sentire relativo diventa, sfocia nel sentire assoluto». E un errore!
Pensate al sentire coscienza assoluta, quindi al sentire immediatamente relativo che è la coscienza cosmica, e cosi via fino a trovare il sentire più relativo, quello attuale; allora comprenderete che, messi assieme nella successione logica, portano all’errore dell’essere che sente, anziché a tanti sentire che sono. L’errore è li.
“Non c’è un essere che sente, ma tanti sentire che sono. L’errore è li.”
Per comprendere appieno il senso di queste parole, dobbiamo abbandonare ogni AT e osare, oltre il conosciuto.
Sì, è il punto di vista del divenire che fa pensare ad un essere che sente e modifica questo sentire nel procedere delle comprensioni. In effetti ogni sentire c’è già, da sempre, unito agli altri in successione logica, non temporale. E la coscienza assoluta non è una come un monolite ma è una comunione di tutti i sentire relativi, che si ritrovano nell EP.
“L’errore fondamentale è quello di pensare a un essere che sente”
È questo il passaggio da una focalizzazione della consapevolezza dal divenire all’Essere. Se siamo focalizzati principalmente sul divenire allora sentiremo un essere che diviene che evolve e si trasforma; dall’altra parte, una focalizzazione sull’Essere spezza la continuità e conduce a sentire come un insieme di uds (unità di mutamento di sentire) che si susseguono logicamente.
Un cambio di prospettiva: “non un essere che sente ma tanti sentire che sono”.
Grazie