Tratto dal libro: Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, a cura di A. Tollini, Ubaldini editore.
Questo testo è proposto alla comunità dei monaci del Sentiero contemplativo per la loro formazione. Mi soffermerò sul testo di Dogen quando necessario e lavorerò sul commento di Tollini. I miei interventi saranno evidenziati dal colore blu e dal corpo minore.
[3] Tuttavia, le potenzialità umane sono di vario genere.
- Intanto c’è la “conoscenza innata“444 che abbiamo dalla nascita e che si attua in tutto.445 Cioè, in tutte le fasi della nostra esistenza ci fa comprendere le cose.
- Poi c’è la “conoscenza acquisita” che permette di elevare noi stessi al massimo apprendendo. Cioè, l’essenza più profonda dell’apprendimento viene a far parte del nostro essere fisico.
- Quindi, c’è (la conoscenza di) coloro che conoscono il Buddha e questa non è né la “conoscenza innata” né la “conoscenza acquisita”. (Essa è tale per cui) dopo aver superato le limitazioni di “sé e di altro”, non essendoci più limiti, non si ha più a che fare né con l’autoconoscenza né con la conoscenza altra (acquisita).
- (Infine) c’è (la conoscenza di) coloro che conoscono senza bisogno di un maestro.446 Essi non si basano sulla conoscenza del bene, non si basano sui sutra, non si basano sull’essere, né sui fenomeni, senza bisogno di radicali cambiamenti di sé (per risvegliarsi), senza bisogno di aver a che fare con le altre persone, pur tuttavia sono decisi ed elevati.
444 In originale shôchi:”conoscenza innata” o “conoscenza vitale”. Nishijima Gudo Wafu & Cross Chodo, op.cit., vol.2, p. 84, traducono “the innately intelligent”.
445 Cioè: non è una conoscenza specifica di qualcosa, ma pervade ogni manifestazione dell’essere.
446 Nel Sutra del Loto si parla di:”conoscenza del Budda”, “conoscenza naturale” e “conoscenza senza un maestro”.
[3] COMMENTO (Tollini)
Il tema dell’illuminazione, ora, si abbassa al livello degli esseri umani, ai quali si riconoscono vari tipi di “conoscenze”, ovvero di “potenzialità” che possono condurre all’illuminazione.
- Una di queste è la “conoscenza innata“, un tipo di conoscenza che abbiamo dalla nascita e che per la sua natura generica si applica alle varie situazioni in cui ci si imbatte. Essa è quel tipo di conoscenza che ci fa comprendere le cose senza doverle apprendere dagli altri, ma si applica ad ambiti ristretti.*
- Quindi c’è la potenzialità che deriva dalla “conoscenza acquisita“, il contrario di quella esposta sopra, perché deriva dall’apprendimento esterno. Questa conoscenza che viene da fuori, con l’apprendimento diventa parte del nostro essere.**
- Il terzo tipo è la conoscenza di “coloro che conoscono il Buddha“. Questa conoscenza è diversa dalle precedenti perché non è né innata né acquisita, ma trascende entrambe. Andando al di là di sé e di altro, non riguarda né l’autoconoscenza né la conoscenza acquisita. Essa è la conoscenza del Buddha, ossia di colui che ha in sé i semi dell’illuminazione che da se stessi maturano e portano alla realizzazione.***
- Infine, c’è l’ultimo tipo, il più elevato, quello di “coloro che conoscono senza bisogno di un maestro“. Costoro non solo non hanno bisogno di acquisire conoscenza dall’esterno, ma non hanno bisogno di null’altro per giungere all’illuminazione. Non hanno bisogno neppure di radicali cambiamenti di sé, come invece è richiesto a “coloro che conoscono il Buddha”: diventano illuminati così come sono.****
*1. Dogen è generico e Tollini non può che seguirlo. La questione è rilevantissima: nel Sentiero diremmo che la conoscenza innata è quella porzione di sentire acquisito che viene espresso in una incarnazione: sentire acquisito e sentire in acquisizione, entrambi generano la rappresentazione che chiamiamo vita. Il sentire acquisito è la piattaforma vasta di disposizioni su cui appoggia il sentire in acquisizione, quello che determina l’incarnazione, le sue caratteristiche e finalità esistenziali e plasma i veicoli transitori in modo che siano funzionali a ciò che deve essere compreso.
Non tutte le esistenze iniziano da zero, il bambino non è una tabula rasa ma una creatura il cui compito esistenziale è quello di manifestare il compreso e il non compreso, conducendo quest’ultimo a comprensione.
A seconda del sentire pregresso e di quello da conseguire, una incarnazione avrà le sue sfide, ecco che la conoscenza innata è quella funzionale all’espletamento del compito esistenziale, ovvero dello scopo di una incarnazione.
Ogni conoscenza innata, di ogni vita, ha le sue peculiarità e più si amplia il sentire più la conoscenza innata ha caratteristiche unitarie e tende ad affrancarsi dalle logiche del divenire.
**2. Qui Tollini non riesce a mettere a fuoco la questione.
Dogen afferma: Poi c’è la “conoscenza acquisita” che permette di elevare noi stessi al massimo apprendendo. Cioè, l’essenza più profonda dell’apprendimento viene a far parte del nostro essere fisico.
In altri termini: vivere è apprendere e comprendere: la conoscenza/comprensione si inscrive nel sentire e diviene prassi nell’azione. La conoscenza che si acquisisce attraverso l’esperienza, conoscenza che diviene comprensione, si somma alla conoscenza innata in quanto comporta un ampliamento del sentire complessivo.
La conoscenza innata non è un dono del cielo caduto a caso, è il frutto delle esperienze pregresse, di altre vite, così come la conoscenza acquisita è quella che viene a concretizzarsi ora, in corso d’opera: entrambe sono sentire e questo è uno e unitario.
***3. Qui Dogen vuole semplicemente dire che esiste la conoscenza/comprensione unitaria, conseguita e stabile a un livello maturo e ampio.
Mentre la conoscenza innata è in continua strutturazione di vita in vita, e la conoscenza acquisita si aggiunge a quella innata mentre l’individuo sperimenta l’incarnazione (sentire che si assomma a sentire), la conoscenza di “coloro che conoscono il Budda” è la conoscenza/comprensione unitaria matura a cavallo dell’uscita dalla ruota delle nascite e delle morti.
Questo tipo di conoscenza/comprensione è libera dalle logiche duali e non dipende più dalle esperienze: non si ha più a che fare né con l’autoconoscenza né con la conoscenza altra (acquisita), come afferma Dogen.
Lo sguardo si interiorizza e non dipende più dagli stimoli esterni né dai desideri/bisogni: la vita diviene un fatto interiore, una esperienza e contemplazione del sentire e dei fatti – che comunque accadono – sentiti come sentire in atto.
****4. Non so da cosa Tollini deduca che i quarti siano i più evoluti, essi conoscono/comprendono l’Unità anche senza seguire alcuna Via consapevole: il loro sentire (innato e acquisito = sentire complessivo) è tale che permette loro di vivere e comprendere nella ferialità dei giorni senza una ricerca specifica come è, invece e probabilmente ma non necessariamente, nei terzi.
Seguire una Via o non seguirla vuol dire ben poco, tutto dipende da come il sentire è strutturato e a che punto è della sua strutturazione. Ogni essere incarnato conosce, comprende e struttura sentire, senza eccezione alcuna.
Certo, possono esistere incarnazioni che sono essenzialmente di servizio, ma ciò non toglie che l’incarnato non ne tragga le sue comprensioni e che queste gli siano necessarie.
In altri termini: tutto diviene, tranne l’Assoluto. Ogni creatura conosce e comprende che sia dentro o fuori la ruota delle nascite e delle morti. Chi è dentro la ruota, impara, conosce e comprende in virtù degli stimoli esterni e delle relazioni; chi è fuori dalla ruota impara, conosce e comprende in virtù della vita interiore, del sentire che sperimenta il sentire, della relatività del sentire che diviene prima sentire cosmico poi sentire assoluto.
Testo e commento molto chiari.
Condivido in pieno il commento di Uma. Grazie
La prima conoscenza ce la portiamo come retaggio di incarnazioni precedenti e come patrimonio specie – specifico.
La seconda è frutto di apprendimenti che derivano dalle esperienze.
La terza conoscenza, quella del Budda trascende le prime due che sono conoscenze per la vita pratica, perché svela la conoscenza dell’intimo umano e la realtà di tutte le cose. Ciò nonostante, pur se la buddita ‘ce la abbiamo a priori, va scoperta attraverso pratiche, studio, contemplazione.La quarta conoscenza non ha bisogno di commento.