Il processo del divenire è sentito, non tanto creato/percepito: è sentito nella fase di aggregazione della materia indifferenziata, a quel livello, innanzitutto. È per questo che nella contemplazione del presente si avverte una assenza di tempo.
Viene contemplato, sale alla consapevolezza unitaria – come un flash – un dato sentire e di esso c’è lucida consapevolezza: non tanto di quello che diverrà nella rappresentazione del divenire, quanto nel suo esserci, nella sua essenza presente.
Il presente è essenza presente di un sentire: natura di un sentire che pervade la consapevolezza di tutti i corpi, consapevolezza unitaria.
Nulla ha a che fare questo con la percezione e col tempo: essenza-che-è.
Puoi dire: c’è sentire. Non c’è percezione, non siamo con la consapevolezza su questo piano, siamo focalizzati, aperti, su altro.
Quel sentire è una complessità di gradi (come una cellula è insieme di molecole e le molecole di atomi) e genera ciò che viene percepito, simultaneamente: nel non tempo del sentire si manifesta il tempo della percezione di quel sentire come successione.
La consapevolezza abbraccia il non tempo del sentire e il tempo del divenire, come uno inscindibile.
La consapevolezza unitaria sente l’eterno Essere – immobile e immutabile – e lo scorrere che è connaturato alla sua essenza.
Più nel dettaglio, per non essere generico: sente il sentire per quel che è, anche relativo, ma non appartenente al tempo – perché il sentire non ha il tempo cronologico proprio del divenire umano – ha semmai la successione logica dei suoi gradi di ampiezza, ma questa successione, che nel divenire appare come lo scorrere delle scene, nell’essenza del sentire è avvertita/consapevolizzata come stato in sé, completo in sé, profondo ed eterno.
Il testo mi sembra una pietra miliare per comprendere la differenza tra sentire e percepire.
Tuttavia mi accorgo che nel quotidiano ancora percepisco, a volte sento ma non riesco ad abbracciare simultaneamente i due stati: o l’uno o l’altro.
Almeno questo è così per me..
“Il processo del divenire è sentito, non tanto creato/percepito: è sentito nella fase di aggregazione della materia indifferenziata, a quel livello, innanzitutto. È per questo che nella contemplazione del presente si avverte una assenza di tempo.”
Grazie per avermi chiarito la differenza tra “percezione” e “sentire”.
“Il presente è essenza presente di un sentire: natura di un sentire che pervade la consapevolezza di tutti i corpi, consapevolezza unitaria.”
Quando siamo pervasi, in maniera inaspettata e improvvisa, da una particolare densità di senso allora ciò accade: “un sentire che pervade la consapevolezza di tutti i corpi, consapevolezza unitaria”.
Hai descritto quello che accade in contemplazione e quanto accade in quei flash di esperienza in cui viene perso il confine, il senso di sé e dell’essere corpo solido
Inchino