Tratto dal libro: Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, a cura di A. Tollini, Ubaldini editore.
Questo testo è proposto alla comunità dei monaci del Sentiero contemplativo per la loro formazione. Mi soffermerò sul testo di Dogen quando necessario e lavorerò sul commento di Tollini. I miei interventi saranno evidenziati dal colore blu e dal corpo minore.
[10] Veramente non ci sono limiti alla grande illuminazione, né vi sono limiti allo smarrimento. Non c’è smarrimento che possa essere di ostacolo alla grande illuminazione. 460
Si manipolano tre strati della grande illuminazione e con questo si costruisce mezzo strato di piccolo smarrimento.461
[Gudo Nishijima-Chodo Cross così traducono] In verità, la grande realizzazione è illimitata e il ritorno all’illusione è illimitato. Non c’è nessuna illusione che ostacoli la grande realizzazione, [ma] dopo aver dato vita a tre istanze di grande realizzazione, creiamo mezza istanza di piccola illusione.
[Kazuaki Tanahashi e il suo team così traducono] In effetti, la grande illuminazione è illimitata, l’illusione è illimitata e non ostacola la grande illuminazione; prendete la tripla grande illuminazione e trasformatela in una mezza delusione minore.
[Kosen Nishiyama -S.Oriali, così traducono] La grande illuminazione è senza inizio o fine; così è l’illusione. La grande illuminazione non è esteriore e non c’è alcuna illusione che la ostacoli. La grande illuminazione contiene l’illusione e non è implicata in grande o piccolo.
Ho allineato quattro traduzioni diverse non perché il testo sia complesso ma nella versione di Gudo Nishijiama il sostantivo “ritorno” (dall’illuminazione ritornare all’illusione) porta veramente fuori strada.
Esiste lo stato di illuminazione e quello di illusione, sono due stati differenti e non contigui. Quando c’è illuminazione quello è lo stato che domina sebbene possa interferire un dato tasso di illusione.
Quando c’è illusione quelle è lo stato che domina. La presenza dominante dell’illusione esclude che possa esservi illuminazione – secondo le logiche del divenire – perché, evidentemente, il sentire non è sufficientemente strutturato.
Dal punto di vista dell’Essere, l’illuminazione è totalità come lo è l’illusione: in un “attimo” (meglio sarebbe dire in uno “stato”) del senza tempo esiste illuminazione, in un altro attimo illusione, e così tutti gli stati intermedi tra i due estremi.
Nel divenire l’illusione precede l’illuminazione e questa non potrà mai più divenire illusione; nell’Essere e nell’Eterno Presente tutto esiste come totalità immutabile di quell’attimo eterno. Esistono la legna, il fuoco, la cenere e non sono in relazione ma tre stati eterni e immutabili.
Infine direi che questa resa della traduzione di K.Nishiyama è perfetta: “La grande illuminazione contiene l’illusione e non è implicata in grande o piccolo”.
Per questo motivo, la montagna innevata si illumina per essere una montagna innevata e gli alberi e le pietre si illuminano per essere alberi e pietre.
[Kosen Nishiyama -S.Oriali, così traducono] Così, l’Himalaya è grandemente illuminato per beneficiare l’Himalaya. Il legno e la pietra si illuminano grandemente assumendo le forme del legno e della pietra.
Nel Sentiero diremmo: ogni cosa e ogni essere testimonia il Reale, Ciò-che-È.
La grande illuminazione di tutti i Buddha è una illuminazione per tutti gli esseri senzienti e la grande illuminazione di tutti gli esseri senzienti è per illuminare l’illuminazione di tutti i Buddha e (tra essi) non vi è rapporto di quale viene prima e quale viene dopo. Perciò, la grande illuminazione di questo preciso momento, non è una cosa propria né una cosa altrui, e non è cosa che venga da fuori, ma pervade tutto l’universo.462
Non c’è soggettività nella grande illuminazione, non puoi dire: è mia, è tua. Qui si parla della comunione dei sentire, di quello stato in cui sentire equipollenti sono in comunione o si fondono superando ogni distinzione e separazione.
Non se ne va da nessuna parte, e non è da ricercare andando dietro a qualcosa, trascurando quello che c’è dentro di noi. Perché mai è in questo modo? Perché inseguendo l’altro, ci si allontana (dalla meta).463
[Gudo Nishijima-Chodo Cross così traducono] La grande realizzazione ora è al di là del sé e al di là degli altri. Non arriva; allo stesso tempo, riempie i fossati e le valli. Non se ne va; allo stesso tempo, odiamo fortemente la ricerca che segue un oggetto esterno.
460 “Grande illuminazione” significa “costruire il Buddha (dentro di sé)” e “esseri senzienti” è la dimensione dello smarrimento.
461 Cioè: grande illuminazione e smarrimento sono fatti della stessa pasta.
462 Letteralmente: riempe i fossi e colma le valli.
463 Nishijima Gudo Wafu & Cross Chodo, op.cit., vol.2, p. 88, traducono: “It does not go; at the same time, we keenly hate pursuit that follows an external object . Why is it so? [Because] we follow objects perfectly”.
COMMENTI (Tollini)
[10] La grande illuminazione non ha limiti, così come lo smarrimento. Non esiste un limite dove finisce lo smarrimento e dove comincia l’illuminazione, e neppure, all’inverso, un limite dove termina l’illuminazione e comincia lo smarrimento, ma entrambi sono il tutto intero, la realtà intera, l’intero mondo delle dieci direzioni. Così, non è possibile nell’illuminazione avvicinarsi allo smarrimento e poi scivolarvi dentro e neppure nello smarrimento avvicinarsi alla dimensione dell’illuminazione e penetrarvi.
È una tesi da discutere, questa del Tollini. In realtà, vista con gli occhi dell’umano, la grande illuminazione è assimilabile alla Coscienza Cosmica della Teosofia, quindi uno stato intermedio tra il Sentire Assoluto e la piena strutturazione del corpo akasico (illuminazione “semplice”).
Inoltre affermare che lo smarrimento non ha limite è discutibile sia dal punto di vista dell’Essere che da quello del divenire, non esiste infatti una condizione di smarrimento tipica, esistono gli smarrimenti.
Ritengo altresì che esista non un limite di confine, ma uno sfumare dall’illusione all’illuminazione e questo in relazione alla strutturazione del corpo akasico: più si struttura – nelle logiche del divenire, ovviamente – e più la comprensione si fa vasta, matura la condizione di illuminazione e arretra l’illusione.
Nella logica dell’essere esistono semplicemente i mille stati dell’illuminazione e i mille dell’illusione, ognuno differente, eterno, immutabile e non comunicante.
Quando si è nello smarrimento, si è completamente e solamente in esso e così quando ci si illumina non esiste altro che illuminazione.
Difficilmente condivisibile. Come già detto, nell’Essere i due stati, nelle loro mille sfumature, sono quello: immutabile ed eterni. Nel divenire ci sono mille gradi di uno e dell’altro: lo smarrito non è mai completamente smarrito perché non è libero e sottostà all’influenza della Vibrazione Prima; l’illuminato non può tornare a smarrirsi ma può convivere con tassi diversi di illusione (la testimonianza del Cristo-Gesù dovrebbe dire qualcosa).
L’illuminazione, ma anche lo smarrimento sono come il cielo che non comincia e non finisce, e gli esseri senzienti, ma anche i Buddha e i patriarchi, sono come gli uccelli che volano al suo interno senza poter mai giungere al suo limite. Per coloro che giungono all’illuminazione, lo smarrimento non esiste più, letteralmente.
Difficilmente condivisibile. Bisognerebbe definire “chi” giunge all’illuminazione, infatti essa è una condizione del corpo akasico strutturato ma i suoi veicoli, e l’immagine di sé (la Crd come diciamo nel Sentiero), sono quelli propri dell’incarnazione in atto e può esserci uno iato tra il compreso dall’akasico e il vissuto, possono ciò interporsi dei veli di illusione. Un esempio? L’apocalittica alla quale il veicolo del Cristo (grande illuminazione), Gesù, aveva in qualche modo aderito condizionando non poco il messaggio di cui era mezzo e strumento.
Come anche Dogen afferma nei paragrafi precedenti, quell’illusione non è tale da adombrare il sentire conseguito.
Quindi, illuminazione e smarrimento non sono contigui e non si ostacolano, così come nulla nell’universo si ostacola secondo la concezione del jijimuge.470
Lo smarrimento non va contrapposto all’illuminazione in quanto suo antagonista o sua negazione, perciò, di nuovo, non ostacola l’illuminazione. Piuttosto, smarrimento e illuminazione sono fatti della stessa pasta, la pasta della realtà che è comunque una sola sempre e comunque, e che è sia smarrimento sia illuminazione allo stesso tempo.
Anche questo non è condivisibile. Smarrimento e illuminazione sono due stati vibrazionalmente molto differenti e che vedono organizzate materie altrettanto differenti e focalizzazioni su piani di consapevolezza alternativi.
Perciò, illuminarsi non significa illuminarsi da qualcosa e per qualcosa, ma piuttosto ci si illumina per essere ciò che si è e null’altro.
Certamente, ma andrebbe definito cosa si intende per “ciò che si è”. Il cosiddetto illuminato porta a manifestazione la propria natura autentica (qui sarebbero necessari altri distinguo) e lo stato di illuminazione/sentire-compiuto-relativo conseguito, ma è illuminato agli occhi degli umani, come è considerato agli occhi di una Coscienza Cosmica? Quel “ciò-che-si-è apre su mondi complessi non è possibile semplificare.
Una montagna innevata illuminata non è altro che una montagna innevata, e un essere senziente illuminato non è altro che un essere senziente illuminato. Nell’illuminazione non si è altro che ciò che si è, e sia gli uomini sia i Buddha sono nella stessa illuminazione.
Non necessariamente, è tema da discutere ma innanzitutto sarebbero da definire una antropologia e una teosofia dell’illuminazione. Certo è che esiste l’illuminazione vista dall’umano e quella vista dalla Coscienza Cosmica, ad esempio, e sono due sguardi differenti.
Non c’è un prima e un dopo, così come non ci sono limiti, e l’illuminazione riempie di sé tutto l’universo per tutto il tempo e per tutto lo spazio. Non va da nessuna parte e non va cercata andando dietro a qualcosa, ma va cercata dentro di noi.
Smarrimento e illuminazione sono due stati d’Essere, e direi di coscienza, in sé perfetti, compiuti e completi, Insomma delle totalità, dal punto di vista dell’Essere.
Dal punto di vista del divenire generano una gradualità che procede dal sentire meno ampio a quello più ampio e dunque dallo smarrimento all’illuminazione.
Le due prospettive, però, vanno considerate insieme. Per questo lo smarrimento, una volta strutturato a sufficienza il sentire, non cancella l’illuminazione
Discorso complesso che a mio avviso ritorna su concetti già esposti.
Le traduzioni, così diverse, non aiutano la comprensione se non ci fosse la trasposizione secondo la visione del Sentiero da parte di Uma.
“La grande illuminazione contiene l’illusione” mi sembra la sintesi di tutto l’argomento del post.
A seconda del grado di coscienza che nel divenire abbiamo strutturato, cadiamo o meno nell’illusione, ma ciò che abbiamo raggiunto non viene tolto, anche perché l’illuminazione, nella visione dell’Essere c’è già dall’origine.