Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Anche parlando di fusioni e di sentire bisogna sempre tenere presente che la realtà non è divenire, ma essere. E quindi se con «fusione» intendessimo qualcosa che fondendosi si ingrossa, questo sarebbe né più né meno che un bel divenire!
Torna utile pensare all’esempio dei fotogrammi e cioè alla serie dei sentire che rimane sempre inalterata e che corrisponde a una aggregazione logica nella quale ogni successivo contiene, per ampiezza, il precedente, ma il precedente esiste ancora, esiste sempre, non è annullato dall’esistenza del successivo; cosi che nel successivo il precedente è compreso, ma non confuso. E nello stadio in cui si è il successivo, il precedente che sta a monte esiste ancora, non è assorbito e tanto meno distrutto dal seguente.
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È come guardare un film: vediamo il fotogramma che in quel momento passa davanti all’obbiettivo del proiettore e prende vita; noi vediamo solo quello, ma quel fotogramma che vediamo, pur essendo successivo ad altri, non ha annientato quelli che sono già scorsi davanti all’obbiettivo del proiettore prendendo a loro volta vita, che «già sono vissuti»: ci sono ancora. Allo stesso modo è per il sentire.
Non un sentire, quindi, che attraverso la fusione si ingrossa; non un sentire che si fonde nel senso di diventare un sentire composto di altri sentire, i quali, essendo fusi in questo, non esistono più. Ma piuttosto un sentire successivo che per ampiezza comprende gli altri; i quali altri, se si fa il movimento a ritroso, esistono ancora e per sempre «viventi», nell’eternità del non tempo.
È forse la parola «fusione» che può trarre in inganno. Proviamo a guardare il tutto non dalla parte del vertice, ma nella diaspora, dalla parte della molteplicità, e guardiamo due individualità distinte. Che cosa vediamo? Vediamo un filo, che lega varie perle (i sentire che fino a quel punto compongono una delle due individualità), e un altro filo, che lega varie altre perle (le perle di sentire dell’altra individualità); e poi vediamo questi due fili di perle che a un certo momento si incontrano e in quel punto dove si incontrano hanno, in comune, una perla che per ampiezza contiene le perle dei due fili precedenti e separati tra di loro prima di quell’unica perla più grande.
In quel punto c’è un’unificazione, una saldatura dei due fili di perle, una identificazione dell’un filo nell’altro e viceversa, rappresentata proprio da quella perla più grande. Come gli affluenti per il fiume, i sentire di minore ampiezza confluiscono a un certo punto in un sentire che li raccoglie aumentando di grado. Ma non perché assorba e faccia sparire tutto ciò che sta prima di quel punto di confluenza e unione.
Comprendo che non è facile staccarsi dalla visione diveniristica della realtà, perché voi siete abituati a pensare che tutto quello che avete vissuto prima, ora non esista più. Mentre la realtà non è così. Esiste tutto ancora: esiste quello che voi avete già sentito, come esiste già quello che sentirete nell’illusione del tempo.
Quindi, quando vi sia stata una fusione, una comunione di sentire, l’individuo che si incarna è la reincarnazione di più individui. In quel punto è uno, ma girandosi indietro sono tanti; si tratta però, sempre, di individui omogenei, di sentire omogenei divenuti equipollenti e quindi riunitisi in un unico sentire più ampio.
Per fare un esempio: supponiamo che tu e io siamo creature X e Y con Io stesso numero di limitazioni, e che vivendo la nostra vita, ognuno per suo conto, e magari anche in epoche diverse, facciamo cadere quelle certe limitazioni per cui ci ritroviamo, tu e io, con un sentire equipollente; questo ci porta inevitabilmente alla comunione dei nostri sentire, alla fusione; ora, nessuno dei due viene meno, scompare, si annulla in questa reciproca identificazione di sentire equipollenti che è la fusione; nella comunione dei sentire X e Y in un solo sentire più ampio, che poi manifesta un individuo più completo, non c’è l’annullamento di X e Y, tanto che se questo nuovo individuo più completo riacquistasse memoria, per cosi dire, delle passate incarnazioni, ricorderebbe di avere avuto una vita come X e una vita come Y. Niente si annulla, tutto è.
Post molto chiaro.
Come fusione dei sentire mi vengono in mente le matrioske.
La più grande contiene le più piccole ma queste continuano ad esistere se si scompongono le bambole.
“Aggregazione logica” credo che sia l’immagine più efficace per descrivere il fenomeno della fusione e della comunione dei sentire. Grazie.