Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/74: la vite e i tralci

D – In quanto alla “Vite e i tralci” non siamo riusciti, purtroppo, a scoprire “un’altra verità della quale non vi abbiamo mai parlato espressamente”. Abbiamo ritrovato palese il concetto della “cernita” di cui tu ci hai accennato solo ultimamente, ma non siamo riusciti ad andare oltre. Possiamo chiedere ancora una volta il vostro aiuto per tentare di capire?

Voi avete compreso appunto giustamente la verità della “cernita”, perché in effetti noi abbiamo appunto collegato ciò che dicemmo circa il XX arcano maggiore del Tarocco con questa immagine dell’Evangelo, e ne risultò appunto l’accenno abbastanza chiaro a questa cernita delle  creature che ancora non hanno raggiunto, o non hanno seguito, l’evoluzione della razza alla quale appartengono, tanto che esse, quando questa razza lascia la ruota delle nascite e delle morti nel piano fisico, queste creature invece, per necessità di evoluzione, non potendo ancora lasciarla, sono costrette a reincarnarsi nella razza seguente meno evoluta di quella che esse hanno abbandonato.

Questa è la cernita in senso generale, che non avviene molto sovente, che avviene in modo palese, chiaro, netto e distinto al momento appunto che la razza di appartenenza abbandona la ruota delle nascite e delle morti. Vi è una verità generale che riguarda ogni momento, e ve n’è anche una particolare che riguarda voi e noi. Voi sapete a che cosa mi riferisco.

D – No…

La verità che ha senso generale e che riguarda questi momenti è che ciascuno ha il dovere di impiegare i talenti che ha avuto, acciocché non gli siano tolti. Anche questo voi l’avete compreso. La verità particolare che vi riguarda, e che riguarda noi e voi, può essere riassunta nei molti richiami che vi abbiamo fatto. In particolare quello del fratello Kempis che vi ha colpito per la sua forma diversa (forse si riferisce a “La fonte preziosa“? Ndr).

Infine vi è questa verità che prima d’ora non vi abbiamo mai accennata, ed è la seguente: voi sapete che in ogni incarnazione l’uomo incontra delle esperienze. All’inizio, prima ancora di incarnarsi come uomo, le varie esperienze nei regni inferiori della natura, servono a costituire i veicoli della evoluzione e della vita da uomo.

Così nel passaggio nei regni inferiori della natura, l’individuo si costituisce il veicolo astrale e il veicolo mentale.  Nelle prime incarnazioni umane il veicolo mentale poco a poco è completato e nelle successive incarnazioni da uomo la coscienza comincia a vibrare e questa è la vera vita dell’uomo; perché i veicoli astrale e mentale debbono già essere pronti, essere funzionali, se così possiamo dire, tanto da sviluppare la coscienza dell’uomo.

Ma, direte voi, com’è che a ogni incarnazione i veicoli astrale e mentale e fisico vengono abbandonati? Com’è quindi che l’uomo può, al momento della incarnazione successiva, avere dei nuovi veicoli e già questi sviluppati, nel senso che nessuno deve cominciare nuovamente dall’inizio a riorganizzarsi?

Attraverso a quello che vi abbiamo detto voi dovreste comprendere, e cioè che le varie possibilità al momento che il corpo astrale, ad esempio, viene abbandonato, si racchiudono come in un germe nel corpo mentale, e a sua volta le varie possibilità del corpo mentale nuovamente si racchiudono come in un germe e passano alla coscienza.
Quando sarà il momento della nuova incarnazione, il nuovo corpo mentale, attraverso a questo germe portato in sé dall’individuo, avrà determinate caratteristiche acquisite appunto nelle precedenti incarnazioni; e così sarà del corpo astrale e del corpo fisico.

Vi è quindi un passaggio, un qualcosa che rimane anche di questi veicoli che a ogni incarnazione vengono abbandonati. Ciò che sempre rimane invece, e che non viene abbandonata a ogni nuova incarnazione, è la coscienza. La coscienza, quindi, con quanto sta al di sopra della coscienza dell’individuo, rappresenta la “vite” e i veicoli (corpo fisico, astrale, mentale, ndr)“i tralci”.

Che cosa significa allora quella frase del Cristo? Significa che quando un uomo il quale deve vivere la propria vita, non già per organizzare il veicolo astrale e il proprio veicolo mentale, perché li ha già organizzati e funzionanti, ma vive la propria vita unicamente per la sensazione, per l’emozione, allora quest’uomo non vive affatto, e questi veicoli che non hanno servito vengono tagliati, vengono scartati e niente passa, in germe, di frutto, per la nuova incarnazione successiva. Per il momento è inutile che io continui a chiarire questa idea, se prima voi non vi avete meditato sopra. Ma io credo che quello che sarà detto ancora nel corso di questa riunione potrà compendiare ciò che può sembrarvi ancora oscuro. Dali, 28 Aprile 1962

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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