Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/76: la legge dell’oblio

Che cosa significa avere raggiunto la Coscienza Cosmica, avere raggiunto questo livello di coscienza? Significa quello che la Chiesa simbolizza nella “Comunione dei Santi”: sentirsi “uno e unito a tutti”.

Ed è il massimo che noi oggi possiamo concepire, figli cari, trovarsi Uno con Dio, non solo in questo Cosmo ma con tutte le Manifestazioni Cosmiche.

D – Possiamo pensare che Cristo sia a questo stadio?
Oh, certo, figli, certamente, certamente. Mentre noi possiamo vedere S. Francesco d’Assisi allo stadio di “Coscienza Cosmica”, benché ancora non completamente sviluppato.
D – Non completamente?
No.
D – Ma Cristo sì?
Cristo sì, certo.
D – Cristo è anche Signore del karma?
“Signore del mondo” è detto, è vero?

D – Ci è stato spiegato il significato dei 40 giorni di ritiro di Cristo nel deserto, e ci è stato detto che è servito al Cristo per potersi tuffare in quelle che sono le difficoltà e gli impedimenti dell’uomo per fare suoi, o rifare, i crismi dell’uomo. Ora mi sembra che da tutto questo trapeli che ci sono dei crismi che stigmatizzano l’uomo, la condizione di uomo.
Sì.
D – Se ci sono, quali sono?
Innanzi tutto, prima, di importante e di essenziale bisogna stabilire a quale stadio di evoluzione è l’uomo…

D – Infatti la domanda parte da questo: come poteva il Cristo, che godeva della massima libertà, sentirsi degli impedimenti, delle difficoltà? Anche se in Lui ci poteva essere il dubbio ma la sua coscienza era quella che era…

Infatti, si vede con quale facilità si supera questo dubbio; per quanto proprio deliberatamente il Cristo abbia voluto sottostare a quelli che sono i crismi dell’umanità, come tu hai detto. Ma l’umanità a quale livello di evoluzione? Certamente a quello medio, se così vogliamo dire. Comunque fino a un livello molto avanzato ve n’è uno, ed è quello della famosa “legge dell’oblio”.

Quindi soprattutto a questo il Cristo volle sottostare, a questa legge dell’oblio e ritrovò se stesso attraverso all’intima comprensione, alla conoscenza di se stesso. Quindi il Cristo, nel momento in cui era incarnato, per così dire, non sapeva da un istruttore, dal di fuori; non poteva servirsi della veggenza prima che non ritrovasse se stesso da solo; non poteva sapere di essere chi era. Ma deliberatamente volle ritrovare se stesso da solo, assoggettandosi alla legge dell’oblio.

Ecco perché il famoso ritiro nel deserto. Il Cristo quindi, dimenticando la sua vera evoluzione, il suo vero essere, ritrovò se stesso proprio attraverso a un intimo studio, all’introspezione, alla conoscenza di se stesso…

D – Che gli ha permesso di superare…

E tu comprendi che il superamento avvenne naturalmente, con una certa facilità. Ciò dimostra che non è che la difficoltà nell’uomo, nella evoluzione, stia nel non sapere, ma nel non essere. Dali, 19 maggio 1962

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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Catia Belacchi

Il post è chiaro ed è comprensibile che il Cristo, incarnandosi, abbia voluto dimenticare di appartenere e alla Coscienza cosmica. In un corpo umano di media evoluzione la consapevolezza del suo sentire Gli sarebbe stata solo di intralcio.
Invece ha ritrovato quella che Gli serviva attraverso il “conosci te stesso”.

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