I fotogrammi, di cui parla il Cerchio Firenze, sono reali o simbolici? [CF77-Fr17]

Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Quella dei fotogrammi è una verità «vera». Certamente non esiste il fotogramma cosi come ve Io stiamo dicendo e dipingendo.

È come se vi dicessimo, con lo stesso paragone: «ln questo nastro magnetico ci sono tanti violini, tanti archi, tante trombe, che quando passano davanti alla testina di un registratore producono il suono dell’orchestra». Voi sapete che non è cosi. Nel nastro magnetico vi sono tanti campi magnetici di diversa intensità che, passando davanti alla testina del registratore, per induzione provocano delle correnti elettromagnetiche che, amplificate, danno poi i suoni e compagnia bella.

Allora, quando vi diciamo che ci sono i fotogrammi che vedono rappresentato il mendicante, è come se vi dicessimo che dentro il nastro vi sono tanti strumenti musicali. Non è cosi, naturalmente, ma per farvi capire debbo dire così. Tutto il mondo della percezione non esiste.

Se voi usciste dai vostri sensi fisici, potreste vedere la parte di sostanza divina – che ora vedete come mondo fisico – come una cosa del tutto diversa. Voi vedreste sostanza indiversificata. È solo in funzione dei sensi del corpo fisico che appare questo mondo. E siccome gli uomini hanno tutti gli stessi sensi, allora si sono messi d’accordo, nel dire: «Il mondo è fatto cosi», e credono che questo mondo sia oggettivo. L’oggettività risulta solo dal fatto che tutti gli uomini vedono attraverso sensi analoghi e quindi vedono un’illusione analoga.

Ma al di fuori dei sensi del corpo fisico non esiste che sostanza divina indiversificata, la quale, in sé, è incolore, informe, omogenea, indifferenziata, infinita, eccetera. Lo stesso vale per il piano e per il corpo astrale: attraverso i sensi del corpo astrale l’individuo crea il mondo astrale, lo crea proprio nella sua percezione; ma se i sensi fossero diversi, la realtà che egli coglierebbe sarebbe completamente diversa.

E se si andasse al di là dei sensi, se fosse possibile vedere questa sostanza, che attraverso i sensi fisici diventa mondo fisico, attraverso i sensi astrali diventa mondo astrale, attraverso i sensi mentali diventa mondo mentale; se si potesse vedere che cos’è in se stessa questa sostanza, vedremmo che essa, sostanza divina indiversificata, è spirito indiversificato.

Non è vero, però, che il vedere la realtà sia solo un sognarla ognuno per conto suo, in maniera totalmente diversa e solitaria. La realtà non è del tipo solipsistico, cioè che ognuno la vede in modo suo particolare; no, c’è questo comune denominatore che sono i sensi del corpo fisico, per quanto riguarda il mondo fisico e per qualunque altro tipo di indagine che in un certo modo ampli la portata dei sensi fisici.

Un microscopio, ad esempio, non è che un estendere la possibilità del senso della vista dell’uomo, che però non fa vedere cose diverse che esistono oltre il senso della vista. E anche se si creasse un altro strumento o sensore che cogliesse qualche altra cosa, la coglierebbe non perché la cosa esiste in sé, ma la cosa esisterebbe perché è, in quanto il sensore ha certe limitazioni, cioè delimita la sostanza divina indiversificata e, delimitandola, la fa esistere in un certo modo.

Qualunque senso, o sensore, che tenda a vedere la realtà come è fatta, delimita la realtà che sta indagando, non la vede nella sua ampiezza, ne vede solo una parte, e nel momento in cui ne vede solo una parte la fa essere in un determinato modo. Allora, se poni diversi sensori che hanno la stessa limitazione, da diverse parti tu vedi la stessa cosa e allora dici: «Siccome io ho diverse fonti d’informazione, diverse fonti di percezione, e tutte mi dicono che la materia è fatta cosi, oggettivamente, questo significa che la materia è fatta cosi». Ma non è vero, perché tu vedi solo una parte.

L’osservazione è viziata in partenza, perché il gruppo di persone vede solo limitatamente. E nel momento in cui vedono limitatamente questa cosa immensa che è la sostanza divina che tutto contiene, essa assume un determinato aspetto, una determinata realtà, che è proprio in funzione delle limitazioni che i sensi hanno nella percezione. Ecco in che senso la percezione, necessariamente limitata, crea.

Io osservo un oggetto con certi sensi e dico: «È cosi». Poi, con un qualunque sistema, amplio i miei sensi e vedo che questo oggetto è del tutto diverso. Basta vedere questo oggetto non nel suo complesso, ma raggiungendo la possibilità di vederlo nella sua composizione ultratomica, e la prospettiva cambia radicalmente, immensamente. L’oggetto non solo è del tutto diverso, ma addirittura sparisce. Se poi vado ancora più avanti, fino a vedere la materia nella costituzione astrale, sparisce assolutamente la forma fisica. E così ancora più avanti nella materia mentale; e via e via. Allora, che cosa succede?

Di tutti questi aspetti, qual è quello reale? O tutti, o nessuno. Non ce n’è uno più reale dell’altro. Semmai, se vogliamo andare a cogliere qual è l’aspetto reale, quello totale, vediamolo (se si potesse vedere, mentre si tratta di sentire) in una percezione senza limiti. E allora, nella percezione senza limiti, ecco la sostanza, quella che costituisce Dio, che costituisce l’essere: la sostanza divina, la quale nella cognizione totale è indiversificata, non ha né forma né colore, non ha niente, è tutto e nulla in particolare.

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Catia Belacchi

Concordo con quanto dice Natascia.

Aggiungo : beati i sensi fisici che ci mostrano una natura così stupefacente.
La materia indifferenziata dell’Assoluto, attraverso i sensi fisici, si traduce in una molteplicità di meraviglie, sebbene fittizie come tutto il divenire.

Natascia

Esposto in maniera chiara. Ora si tratta di sentirlo.

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