Natura autentica/Ciò-che-È: come viene sperimentata

Due stralci di un post che uscirà a maggio 2025 nel ciclo “Bussho” e che analizza ciò che viene sentito dal contemplante quando definisce una situazione come Ciò-che-È/natura autentica.

Un contemplativo è tale se non si ferma davanti all’indicibile, se lo indaga. Se lo indaga deve possedere strumenti cognitivi adeguati nel suo corpo mentale, un dizionario simbolico adeguato, una capacità di decodifica di ciò che sente.
1- Cosa sente?
2- Quel che sente che forma/vibrazione concettuale/affettiva/sensoriale assume?
3- Quel concetto/affetto/sensazione che espressione o gesto o testimonianza diviene?

Il Ciò-che-È/natura autentica è sentito come:

Vastità: spazio senza limite e condizionamento;
Essenza: uno stato che è esistente ed essente;
Presenza: totalmente presente come sentire, pensare, provare, agire nell’attimo eterno;
Potenza: sentire che È e che genera;
Senso: che supera la dicotomia senso/non senso testimoniando che ogni cosa che accade è quella cosa e altro non può essere;
Profondità: abisso di profondità mai conoscibile, un gorgo in cui il contemplante sta nell’eternità dell’attimo;
Gratuità: senza scopo nell’attimo eterno in cui È; non proviene da, non volge verso, non ha un fine né una funzione, non è per sé né per qualcuno.

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Kita-lu

L’importanza di disporre di strumenti cognitivi adeguati appare sempre più chiara. Lo studio, nella sua profondità, è un percorso senza fine.

Catia Belacchi

Come dicevi nell’ultimo incontro di Vdm, occorre porre molta attenzione ai moti interiori, alle sfumature di sentire, per cogliere, così come ci è possobile, alcuni degli aspetti che per te sono casa.

Natascia

Le parole, creano una forma. Da un lato limitano, dall’altro ti permettono di esprimere ciò che rimarrebbe altrimenti, uno spazio indefinito.

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