Il Cristo del Cerchio Firenze 77/87: la nascita virginea

Parlando della natura del Cristo, qualche volta siamo stati deliberatamente vaghi su un concetto essenziale: la nascita virginea.

Non intendo parlare della nascita nel piano fisico, giacché credo che non serva ripetere ancora una volta che non si parla di verginità della madre che ha partorito un corpo fisico in un modo naturale, come la natura ha voluto. Ma nascita virginea nel senso occulto.

Voi sapete che il Cristo, perché ve lo abbiamo detto, non è giunto alla massima evoluzione su questo vostro pianeta, né Egli è appartenente al vostro scaglione di anime, alla vostra razza, nel senso spirituale. E noi vi dicemmo che il Cristo raggiunse la sua evoluzione in un’altra manifestazione universale (in un altro universo/galassia, ndr).

Nascita virginea dunque, avrebbe questo significato: il Cristo ha raggiunto la sua maturazione spirituale non qui con voi, non su questo pianeta, non appartenendo alla vostra razza. Egli quindi, terminata la missione che voi conoscete, sarebbe nuovamente ricongiunto al Logos, identificato nell’Assoluto, Uno col Padre. Uno col Padre, perché anche chi è identificato nel Logos è uno col Padre.

Ed Egli, con tutti gli altri che in questa manifestazione cosmica raggiungeranno l’evoluzione per la quale questo cosmo è nato, allorché il cosmo sarà riassorbito, passerà nell’Assoluto per eccellenza, nell’Assoluto che tutto comprende.

Ma supponiamo per un istante che il Cristo sia una essenza spirituale la quale sia stata emanata direttamente dal Padre in questo Cosmo. Dal Logos*, una individualità cosciente di se stessa abbia, per missione, assunto diverse personalità per aiutare certi scaglioni di anime, certe razze, nel senso spirituale. Forse nascita virginea sarebbe maggiormente comprensibile se noi dessimo questa spiegazione.

Forse il fatto che il Cristo, terminata la sua missione sulla terra, ma non nei piani spirituali, attendesse nel Logos – io uso questi termini in modo molto improprio, voi comprendete? – attendesse nel Logos la fine del Cosmo per ricongiungersi, se di separazione si potesse parlare, nell’Assoluto, e forse ciò sarebbe più logico, più comprensibile.
Ma quali considerazioni dobbiamo fare noi prima di ammettere questa verità, se di verità si può parlare? Vorrei che foste voi a meditare, vorrei che foste voi, attraverso a questa meditazione, a comprendere se è probabile l’una versione o l’altra, memori che parlando della figura del Cristo, voi non è la prima volta che siete giunti alla conclusione-scelta di un problema. Scegliete anche questa volta. Chissà che in questo esame non ne sortisca qualche utilità. Kempis, 27 Febbraio 1965

*LOGOS (anche coscienza cosmica, ndr) Devesi intendere la prima forma di manifestazione di Dio. È il piano più alto di esistenza cosmica. Il Logos è uno per ogni Cosmo. (Numerosi sistemi solari in un Universo, numerosi Universi in un Cosmo). Quando il Cosmo si manifesta, l’aspetto del Logos è triplice e prende il nome di TRINITA’. (Spirito – Dualità – Trialità). Tutto ciò che esiste trova nel Logos la sua radice. Il Logos è l’ultimo aspetto della manifestazione di Dio che subisce il riassorbimento. CF77, Per un mondo migliore, pag. 211, Ediz. Mediterranee.

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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