Cosa si deve intendere per «vita» [CF77-Fr21]

Da: Il libro di François, Cerchio Firenze 77. Certo la «vita» comunemente intesa, dalla nascita alla morte, non c’è. Tornava bene quel concetto di «vita» quando di una pianta si vedeva il seme piccolino, che poi, gettato nella terra, germogliava, diventava una pianta che cresceva rigogliosa e poi, dopo un certo periodo, appassiva fino a morire.

E lì si vede tutto il ciclo della pianta; quando è seme si dice che la pianta deve nascere, quando il seme germoglia diciamo che la pianta deve crescere e quando è morta la si getta via: insomma tutto rientra in uno schema consueto, è vero?

Adesso, invece, sappiamo che il seme di quella pianta c’è sempre, come c’è sempre la pianta anche quando la si è vista morire, anche quando la si è gettata e per noi non esiste più; che significa questo? Significa solo che noi, nel nostro vedere la pianta nelle sue varie fasi, si è andati oltre nel tempo fino al punto in cui la pianta, nei fotogrammi che incontriamo, è rappresentata come morta; ma che se si potesse tornare indietro, in quegli stessi fotogrammi che abbiamo già scorso, la si vedrebbe ancora viva come l’abbiamo vista quando la nostra consapevolezza si è legata a quei fotogrammi che cosi la rappresentano.

Ecco che il termine «vita» acquista un significato diverso, il significato di qualcosa che è rappresentato, e anche che un ciclo di vita non è qualcosa che diventa e poi si chiude e scompare, ma è sempre presente in tutte le sue fasi. Tutte le fasi di ogni ciclo sono sempre li presenti.

Ma dov’è la vera vita palpitante di tutte queste fasi? Nel piano akasico. E non perché, nel piano akasico, ci sia una sorta di scorrere; no, semplicemente perché nel piano akasico tutto vive e niente è morto. Anche quello che voi pensate sia immobile, immutabile, nel piano akasico vive.

Certo vive in una forma diversa da quella che voi siete abituati a pensare. Mi spiego: voi pensavate che una pianta viveva perché vedevate prima il seme, poi tutto il ciclo della pianta che cresceva, finché poi non c’era più; adesso, invece, se voi guardate ogni fotogramma a sé non vedete più la pianta che cresce, ma vedete tante fasi di quella che voi chiamate «vita» della pianta, e se isolate una fase sola, la «vita» è li; non è uno scorrere secondo un’associazione, ma il fotogramma stesso vive, e anche quando nell’apparenza dello scorrere è passato, in realtà non è morto, tanto è vero che è vivo e vitale per l’eternità.

È un nuovo modo di concepire la vita, secondo il quale si dice «vive» non perché una cosa si muove o perché muta, ma vive perché esiste. E dunque vivere significa esistere.

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Catia Belacchi

Il concetto di vita è molto chiaro e non può che essere così.

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