Dogen, Busshō: l’osservare che è sentire 4 [busshō4.1]

Invece non c’è l’osservare adducendo categorie del conoscere come chi vive nelle passioni o chi è libero dalle passioni o chi possiede il risveglio originario o chi è all’inizio del risveglio o chi è privo di risveglio o che ha raggiunto il vero risveglio: allora non c’è più l’osservare.

L’osservare non dipende da chi opera l’osservare e da chi lo subisce, nemmeno va fatto corrispondere a un giusto o a un pervertito osservare dicendo: questo è “il vero osservare”. È vero osservare, quindi non è un soggetto che osserva, non è un oggetto osservato. Questo è la relazione del tempo reale: è la relazione che trascende. La natura autentica è questo: è il corpo nudo della natura autentica. Natura è questo, autentica è questo.

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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Nadia

Comprendo la difficoltà dell’utilizzare termini appropriati per descrivere stati e sensi che non appartengono a nessun soggetto eppure alla portata di chiunque si disponga a lasciare andare pezzi di Se. Grande lavoro, grazie.

Kita-lu

“Sempre il sentire è aldilà della dualità, sempre è unitario: questo è il grande balzo e finché non entreremo nella comprensione di questa dimensione d’esistenza e d’Essere, e nella sua esperienza, dovremo arzigogolare non poco con il linguaggi e rimarremo spesso oscuri. Chi ha esperienza del sentire, e il contemplativo l’ha, comprende immediatamente di cosa stiamo parlando perché lo sente nel suo midollo.” Il linguaggio, nella sua complessità, può limitare o ampliare la comprensione. Uno studio approfondito diventa quindi essenziale per accedere a una conoscenza autentica e per trasmettere con chiarezza ciò che è stato compreso. Grazie per lo studio e la dedizione che rendono comprensibili queste preziose letture.

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