Vivere il presente: distruzione e ricostruzione di una ovvietà

“Vivi il presente” è la raccomandazione presente ovunque. L’abbiamo proposta anche noi, tante volte in passato: non il futuro, non il passato, l’adesso.

Non sempre la raccomandazione è accompagnata dai necessari approfondimenti e allora corre il rischio di rimanere tale perché non si riesce a comprendere come applicarla.

  1. Non portare nell’adesso il passato e l’ipotetico futuro: ovvero sii vuoto di pregiudizio, di adesione a una tesi e a una visione, sii vuoto di aspettativa quanto di proiezione, di vittimismo quanto di aggressività perché qualunque stato tu stia coltivando copre l’essenza dell’adesso.
  2. Non portare significa quindi sii vuoto di te: quel “te” è sempre pieno di qualcosa, ma se c’è qualcosa che porti non ci può essere l’adesso, se ti va bene c’è l’adesso colorato di te, di quello che porti; se ti va male, c’è solo l’eccesso di te.
  3. Non portare per non coprire l’essenza: il fatto che accade ora, qualunque fatto sia, nella sua natura autentica è “sentire“. Non è innanzitutto azione, sensazione, emozione, sentimento, pensiero; è innanzitutto sentire perché tutto sorge dal sentire, quello è il fiammifero che accende il fuoco. L’essenza di adesso è il sentire di adesso: se la copri con ciò che porti di te ci sarai solo tu e nessuna essenza, nessun adesso.
  4. Vivere l’adesso vuol dire vivere il sentire di adesso. Il termine “vivere non significa un fico secco nell’accezione comune perché è inteso come agire, emozionarsi, pensare, tutti stati apparenti e superficiali che non daranno mai il senso autentico dell’esistere, allo stesso modo di come mai un abito ci renderà saturi di senso e autentici per più di due secondi.
  5. Sentire l’adesso vuol dire scomparire come soggetto: non c’è adesso se c’è un soggetto che se ne appropria, che dice: “questo è il mio adesso”. Se c’è l’adesso non ci sei tu, se ci sei tu ci sei solo tu e non c’è alcun presente/adesso.
  6. L’adesso è vuoto di azione, emozione e pensiero: questo non significa che non ci sono, ma che non sono il focus il quale è invece tutto sul sentire.
  7. Il sentire non è tuo e non ha bisogno di te: se non si comprende questo, se si afferma: “io sento questo”, “il mio sentire è questo”, si è solo in una narrazione che ha ancora al centro sé. Il sentire è il sentire ed esiste solo nel vuoto, nell’assenza, nello scomparire di sé.

Come realizzare tutto questo?

  • Ascoltando senza fine;
  • osservando senza fine;
  • risiedendo senza fine in ogni sensazione, emozione, pensiero, azione.

Cosa significa risiedere?

  • Lasciare che sensazione, emozione e pensiero scorrano come l’acqua di un fiume che si osserva da un alto ponte.
  • Lasciare che sorga l’esperienza dell’impermanenza.
  • Lasciare che sorga silenzio di sé.
  • Lasciare che sorga spazio, senso del vasto.

Mentre tutto questo viene vissuto – ovvero mentre accade come complessità multidimensionale generata da un sentire e divenuta autoconsapevole – l’esperienza del sentire senza tempo si farà presente, inequivocabile: solo allora parleremo di Adesso, Presente, Vivere, Essere, Esistere.

Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
Vedi tutti commenti
0
Vuoi commentare?x