[Sommario IA] Il termine “problema” è una costruzione mentale, non una realtà oggettiva; etichettare gli eventi come “problemi” deriva dalle nostre pretese e dal focalizzarci sul nostro “io”.
“Risolvere problemi” è un automatismo verbale che maschera la mancanza di problemi veri e propri, ma solo pretese personali.
La mente, non silenziosa, crea “problemi” trasformando i fatti quotidiani in ostacoli gravosi, alimentando ansie e confusione.
I “problemi” danno un’identità illusoria all’ “io”, distogliendo dall’esperienza del presente e creando una spirale di preoccupazioni.
I vincoli e i limiti della vita, se non appesantiti da giudizi e pretese, non sono “problemi” ma parte del flusso naturale dell’esistenza. [/S]
Fonte: Via della conoscenza, comunicazioni fondanti riviste e aggiornate nel 2024.
Un partecipante: Se ci si accorge che la mente riesce a risolvere i problemi nel quotidiano, come è possibile decidere che cosa è necessario eliminare della mente e in che misura farlo?
Una voce: In questa tua domanda, insieme ai fraintendimenti inserisci il termine “problemi”, che viene negato nella via della Conoscenza. Voi uomini etichettate continuamente i fatti della vita come fossero “problemi” che vi piovono addosso. E soprattutto nel percorso interiore ci si abitua a puntare l’attenzione su di sé, trasformando le proprie limitazioni in “problemi” da correggere, da superare o di cui liberarsi attraverso pratiche, restrizioni e continue misurazioni, in attesa del loro diminuire o sparire del tutto.
Il termine “problema” è una costruzione mentale, che nella via della Conoscenza non può che svanire come peso e come significato, non perché non ci siano limitazioni e non perché non ci siano vincoli, ma perché il contro-processo mette in evidenza il sovrappiù del mentale. Etichettare come “problema” un accadimento significa solamente che c’è qualcosa che non va secondo i vostri progetti o i vostri bisogni, abituati ad avere l’attenzione costantemente puntata sul vostro “io”, e disconoscendo ciò che è altro da voi.
La creazione di “problemi” dà peso e valore alle mete, alle finalità e agli obiettivi che vi ponete, aggravando dentro di voi tutti quegli ostacoli che incontrate sul vostro cammino. Questo perché il concetto di “problema” viene sovrapposto ai normali e comuni vincoli che la vita presenta, cioè quelli che vi sembrano non immediatamente realizzabili per un vostro progetto, o per quel bisogno che desiderate concretizzare, o per quella meta interiore che tanto inseguite.
Ovverosia, diventa “problema”:
- tutto quello che non vorreste incontrare
- o che vi viene imposto come obbligo,
- ma anche quando ritenete di essere inadeguati a una situazione,
- o incapaci di cambiare interiormente per migliorare.
Perciò il concetto di “problema” implica sempre il sovraccarico mentale con cui interpretate ciò che attraversa la vostra strada tutte le volte che non vi basta ciò che si presenta o se non è come vorreste. Quindi, chiamare in campo il concetto di “problema” significa unicamente sovrapporre un giudizio che appesantisce ciò che si presenta, mostrandovelo come non è. Ciò che si presenta è in sé e voi lo interpretate come fosse “per voi”. Ed ecco giudizi, paragoni, misure che vi portano ad allontanarvi dalla comprensione della realtà.
Ciò che si presenta è “in sé”
e voi lo interpretate come fosse “per voi”
Oltretutto, nel dire che la mente risolve i “problemi”, intendete attribuire alla mente – che avete trasformato in una struttura e in un contenitore di concetti e di oggetti psichici – una gran furbizia, come fosse un’individualità indipendente ma collaborante con voi, lì pronta ad aiutarvi per condurvi al risultato sperato, per poi dire: “Ho risolto un problema”. Ed ecco come si forma e si rafforza l’illusorietà di un “io” agente.
Quindi, la frase “Risolvere i problemi” appartiene a un automatismo verbale, che usate per occultarvi che non esistono “problemi”, ma che avete soltanto pretese. Solo al dissolversi delle pretese – non a opera del vostro “io” – mai più si pensa di aver risolto i “problemi”, poiché si comprende che i “problemi” vengono creati proprio attraverso la propria struttura mentale. Quindi, è attraverso le vostre pretese che trasformate la mente in un abile agente che crea un “problema” per poi affrontarlo.
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In realtà, quel che etichettate come “problemi”, sono il presentarsi di sollecitazioni, di fatti e di vincoli del vivere quotidiano, che nascono e muoiono se non li trattenete e non li caricate di pretese. Alle volte, un vincolo può non potersi disciogliere, cioè può non presentare soluzioni, ma basta non appesantirlo per comprendere che dalla morte di quel vincolo nasce sempre altro: un nuovo accadere da vivere – creare
Una mente – che non è in silenzio – è una struttura che avete inconsapevolmente creato per trasformare i fatti in “problemi” che poi vi agitano dentro, ingarbugliando emotività e pensieri e producendo ansie; così, un semplice fatto diventa tremendamente gravoso. Per risolverlo, ricorrete all’aiuto della struttura che l’ha creato.
Però un vincolo è un vincolo, un limite è un limite, mai è una scommessa che viene gonfiata per dare fiato al vostro “io” che vi identifica, altrimenti, senza “problemi”, chi siete?
È il “problema” a darvi identità, facendo convergere lì i vostri sforzi, facendovi cercare soluzioni nel passato, proiettandovi nel futuro, portandovi a comparare, a misurare e ad attribuirvi ogni azione che si compie. L’inganno sta nel separare voi dal mondo, nascondendovi di essere nel mondo. Ecco l’“io”.
Creando i “problemi” vi allontanate dal qui e ora e vi ritrovate nella solita confusione che trasforma la vita in un continuo sfornare “problemi”.
Post molto chiaro: un soggetto che si sostanzia nell’etichettare problemi così da poter andare, ad esempio in ansia ed escogitare modalità risolutive. Grazie!
“Quindi, la frase “Risolvere i problemi” appartiene a un automatismo verbale, che usate per occultarvi che non esistono “problemi”, ma che avete soltanto pretese. ”
grazie!
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