Ebbene, meditate sull’epoca del Cristo. Il significato del sacrificio del Cristo sta nel “sentire” certi fotogrammi, nel vivere certi fotogrammi umani, Lui, alla massima evoluzione.
Ma se è vera la contemporaneità delle razze, i fotogrammi che per voi sono trascorsi, sono già stati “sentiti” dal Cristo? Intendo dire: l’epoca storica nella quale la figura del Cristo è collocata, e che si presume sia stata già “sentita” dai discepoli di Cristo, è stata in effetti dal Cristo sentita e vissuta?
[…] Meditate. Meditate. Desidero però, in conclusione a tutti questi se e questi ma che stasera ho voluto lanciare, ricordarvi che il tempo, il sentire uno alla volta, esiste nel piano fisico, nel Cosmo. Che laddove è la Realtà non esiste tempo e tutto è “sentito” nello stesso attimo eterno.
Ecco perciò, pregando l’Altissimo voi non pregate a vuoto. Voi, dal tempo, pregate ciò che È senza tempo e che quindi sempre è presente. Mi seguite, figli e fratelli? Se voi giungeste alla conclusione che in certi fotogrammi in cui è rappresentato un alto Maestro, quei fotogrammi sono da voi vissuti e sentiti, ma non lo sono ancora, nel tempo, dall’alto Maestro, ciò può essere vero ma non dimenticate che l’alto Maestro non è nei fotogrammi, è oltre il tempo ed Egli quindi, da oltre il tempo, vi sente come sente il Tutto. Kempis, 29 maggio 1968
Dunque, il Cristo è una figura singolare perché comprende un “sentire” di individuo e un “sentire” di individualità nella fase massima. Perché comprende un “sentire” di individuo a una fase della evoluzione umana, con un “sentire” a una fase sovrumana. Come sta dunque la figura del Cristo?
Abbiamo dovuto servirci di una espressione che in qualche modo potesse rimanervi misteriosa e affascinante, Che potesse spiegarvi una Verità allora incomprensibile. La figura del Cristo, vi dicemmo, comprende la figura dell’uomo Gesù e la figura del Maestro Cristo. E fummo costretti, allora, a dirvi che si trattava di due entità distinte, diverse. Due individui o due individualità. Ebbene, ciò non è esattamente preciso, perché se è vero che fra l’uomo allo stadio di evoluzione selvaggio e l’uomo allo stadio di evoluzione Santo, esiste un baratro di sentire, non è però altrettanto vero che si tratta di due esseri diversi.
Così l’uomo Gesù, o Maestro Koot-Hoomi, è l’individuo che segue l’evoluzione di ogni individuo. Il Maestro Cristo è l’individualità alla quale fa capo quell’individuo alla massima evoluzione, con un sentire Cosmico Assoluto.
E allora, quando questi fotogrammi sono stati sentiti dalla individualità Cristo? Sempre! Non ha importanza più il tempo. Sempre! E non si può pensare che vi sia a un dato momento, laddove non v’è momento, laddove non v’è tempo, che il Maestro Cristo abbia sentito la necessità di dire: adesso mi faccio una bella missione e vado nel Cosmo a salvare quei poveretti!
Ma come i fotogrammi, le situazioni cosmiche esistono da sempre e sono sempre esistite nella eternità e sempre esisteranno, così sempre è esistito e sempre esisterà questo sacrificio, per dirla in termini umani, questa missione, se ancora a queste parole siete attaccati, del Cristo che ha voluto “sentire” direttamente… non so, non esistono definizioni, aggettivi che possano, in qualche modo, precisare questa esistenza di una individualità nella fase massima che si lega ai fotogrammi della umanità. Kempis, 14 Giugno 1968
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Duplice manifestazione della individualità Cristo
[…] Questo duplice manifestarsi della individualità, di una unica individualità: a una prima fase corrispondente a un individuo di media evoluzione, l’uomo Gesù, il quale vive di una vita comune, retta e che contemporaneamente, così facendo, segue lo sviluppo del corpo fisico, del corpo astrale e di un corpo mentale; e poi l’altra fase che si alterna a questa, ma che fa capo sempre alla stessa individualità: la fase corrispondente alla massima evoluzione della individualità, al massimo sentire, al sentire Uno Assoluto.
Ed ecco apparire nello stesso corpo fisico, che aveva servito di ricettacolo all’uomo Gesù, ecco apparire il Cristo con le sue Verità folgoranti, con tutto il suo sentire, o tutto il sentire che può avere una individualità alla massima evoluzione. Che pur tuttavia, nell’attimo in cui deve comunicare con gli altri uomini, non può manifestarsi in tutto lo splendore.
Il sentire, scusate la brutta locuzione, il sentire deve essere sentito, non può essere narrato. Ecco perché Cristo per quanto Lo si possa, attraverso a quello che ha detto, pensare elevato, se lo si raffronta anche a un lieve concetto di “sentire Assoluto”, impallidisce e non sembra all’altezza della situazione. Ma, ripeto, il sentire del Cristo risulta adombrato, circoscritto, non compreso, dalla difficoltà che abbiamo di provarlo.
Dunque, una sola individualità che fa capo a uno stesso corpo fisico; ma la personalità che si alterna in questo corpo fisico è duplice: l’una dell’uomo Gesù e che corrisponde a un individuo – di quella individualità – di media evoluzione, l’altra invece che fa capo al Cristo e che corrisponde alla massima evoluzione, al massimo sentire, sempre della medesima individualità.
Certo che, fra la personalità dell’individuo Gesù e, se così possiamo dire, la personalità del Cristo, vi sono ancora innumerevoli incarnazioni, innumerevoli fasi di sentire individuale. Ma tutte tendono a quella massima, a quella del Cristo. Ed ecco che allora, dopo l’incarnazione Gesù, ve ne sono state altre che hanno corrisposto a un sentire ampliato di quello che fu l’uomo Gesù, fino a giungere a un individuo conosciuto col nome di Koot-Hoomi e che aveva un sentire così ampliato da poter essere chiamato Maestro.
Dunque la personalità del Maestro Koot-Hoomi, rispetto a quella dell’uomo Gesù, rappresenta un sentire ampliato, un sentire di Maestro, che pur tuttavia non è ancora così ampliato e così grande come il sentire del Cristo. Dunque sono, possiamo dire, in ultima analisi, tre individui, eppure tutti appartenenti alla stessa individualità perché, e questo non deve meravigliarvi, quanti individui appartengono a una individualità! Innumerevoli. Quante sono le incarnazioni. E più ancora, oltre la ruota delle nascite e delle morti. Ciascuno quindi di questi individui corrisponde a una fase del sentire della individualità. Dali, 11 Dicembre 1968
Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo
Non è difficile accettare che Gesù, Koot Hoomi e il Cristo appartengano alla stessa individualità.
Ma quando il Cristo è sceso in questi individui, si manifestava solo il sentire di Cristo?
Cosa rimaneva, ad esempio, del Gesù uomo?
Gli affetti, la paura della morte? L’impronta degli AT del suo tempo, ad esempio l’adesione alla visione apocalittica?