Via della conoscenza: l’oggetto psichico 4

[Sommario IA] L’oggetto psichico è l’interpretazione soggettiva della vita, una bussola basata su percezioni sensoriali e schemi mentali preesistenti.
Si forma attraverso un processo di accumulo e sistematizzazione delle esperienze passate, creando filtri interpretativi per il presente.

Questi filtri, basati su giudizi ed etichette, semplificano la realtà e rendono più gestibile l’imprevedibilità della vita.
L’interazione con gli altri è filtrata attraverso questi schemi, trasformando l’altro in un “oggetto psichico” prevedibile e controllabile.
Questo processo, sebbene rassicurante, impedisce una piena comprensione della complessità e della ricchezza della vita e delle relazioni.

Fonte: Via della conoscenza, comunicazioni fondanti riviste e aggiornate nel 2024.

Un partecipante: Che cos’è l’oggetto psichico nella via della Conoscenza?

   Una voce: È l’interpretazione che l’uomo fa della vita, e che poi diventa la sua bussola. Partiamo dal fatto che ciò che accade davanti a voi viene sottoposto a una prima lettura da parte dei vostri sensi, attraverso i quali entrate in relazione con il mondo intorno e con l’alterità; pertanto tutto quello che appare è la lettura da parte dei vostri sensi, non la realtà del fatto visto in sé.

L’uomo è dotato di capacità riflessiva, di ragionamento e di intuizione e quindi distingue fra sé e ciò che è altro da sé, creando fin da bambino una divisione data dal differenziarsi dagli altri e dal porre le sue etichette su ciò che gli è intorno. Lui vive immerso nel mondo fisico e sociale, poiché l’inter-relazionalità è la naturalità del suo vivere. È dentro quel mondo che si sviluppa in lui la capacità di elaborare attraverso i pensieri, di provare emozioni e sentimenti, di agire e di avere intuizioni.

Nel corso degli anni voi strutturate la mente e il pensiero, mettendo in moto un processo di accumulo e di sistematizzazione delle conoscenze fatte, cioè le classificate e le componete in base a degli schemi, connettendo emozioni, pensieri e avvenimenti già vissuti e catalogati.

E acquisite informazioni grazie all’attività di selezionare e di comparare quel che si presenta davanti a voi col vostro bagaglio di informazioni già contenute nella vostra memoria. Il passato è un contenitore con funzione di magazzino, dal quale pescate le vecchie esperienze per vivere il presente. Lì sono depositati gli oggetti psichici ai quali ricorrete per far fronte a nuovi eventi. Il passato è anche fonte di giudizi ed etichette che avete formulato su quello che già conoscete e avete già sperimentato, e tutto questo vi serve per velocizzare il processo per rendere noto ciò che è non-noto, che poi viene assorbito attraverso gli schemi che avete creato nella vostra struttura mentale; schemi che, nel tempo, possono essere ampliati, modificati o riaggiustati.

Quindi, quello che voi avete già conosciuto, già sperimentato, già etichettato e già provato come emozione, o gioia, o dolore o monotonia – il vostro bagaglio del passato – diventa il filtro per rapportarvi col qui e ora, cioè con il mondo intorno, con l’alterità in genere e con le sollecitazioni da parte della vita. La mente viene ben presto trasformata in una struttura rigida e ripetitiva, che vi fornisce un’identità e che vi rende agevole interpretare quel nuovo che viene velocemente tradotto in un rassicurante “già catalogato” e “già etichettato”. Viene proprio a crearsi un sistema d’ordine che presenta maglie e filtri che lasciano entrare, oppure modificare, oppure respingere tutto quello che non corrisponde agli schemi del vostro sistema. Questo può farvi comprendere il perché voi interpretiate ciò che si presenta come non-è.

Quindi, anche la presenza dell’altro, le sue azioni, i suoi comportamenti e le sue emozioni, ma soprattutto le intenzioni che gli attribuite, vengono interpretati sulla base delle vostre etichette, che escono dal passato per farvi intendere e arginare l’altro per come si presenta in quel preciso momento. Si tratta sempre di uno schema che rientra in campo per riportare tutto a un ordine prestabilito, e ben difeso, che classifica se quell’episodio o quel comportamento possano essere rassicuranti o problematici. Così la presenza dell’altro – modificata – rientra nel vostro campo di azione e nel mondo emozionale, attraverso questo complicato e rigido processo, nel quale l’altro diventa adattabile ai vostri schemi mentali.

Ma l’altro chi è? È colui che di volta in volta irrompe – atteso o inaspettato – nel vostro mondo e presenta la sua irriducibilità e inafferrabilità che vanno sempre oltre ciò che lui può o vuole narrarvi, chiedervi e proporvi, poiché è semplicemente la sua presenza a essere portatrice del messaggio della vita. Eppure, sia che sia amato e lodato, o denigrato, o temuto, l’altro viene comunque imbalsamato dentro un’immagine statica che non vi fa comprendere la dinamica imprevedibile che la vita propone continuamente, anche attraverso quella singola presenza, poiché l’altro è questo e quello, è mutevolezza ed è ricchezza.

E allora perché parlare di oggetto psichico? Perché ci riferiamo a quello che riempie la struttura della mente: un contenuto reso fisso e bloccato dentro giudizi, pregiudizi ed etichette che servono a occultare. Che cosa? Il fatto che quella presenza, viva e incontrollabile, è lì, davanti a voi, a mostrarvi chi siete oltre gli occultamenti, e ve lo mostra soventemente pestandovi i piedi.

L’altro è l’altro, imprevedibile, mentre l’oggetto psichico è statico ed è gravoso: è il risultato di un vostro processo per rendere più controllabile e rassicurante quel che attraversa il vostro cammino. In questo processo mentale, l’altro diventa progressivamente il risultato di una selezione, di una semplificazione della sua complessità, di una sottrazione di quella che è la sua naturale ricchezza, perché si mettono in moto quegli schemi mentali di difesa preventiva che vi proteggono dalla possibilità di incontrare l’imprevisto e il non-noto. Quindi, dentro di voi, l’altro diventa un prodotto della psiche: un oggetto psichico. Continua…

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