Dōgen, Busshō: “Tu natura autentica niente” 6 [busshō6]

Il quinto Patriarca Daiman Zenji era della provincia di Kishu Obai. Nacque orfano di padre e fin da ragazzo entrò nella Via divenendo un uomo della Via che pianta i pini.

Mentre si trovava a Seizan nel Kishu e stava piantando pini, ecco che si incontrò con il quarto Patriarca che era uscito per una passeggiata. Il Patriarca gli dice: «Io intendo trasmetterti la norma [cura] della Via, ma tu sei ormai troppo avanti negli anni. Se puoi aspettare fino a quando tornerai in questo mondo, a maggior ragione anch’io aspetterò te».

Daiman annuisce. Alla fine va e si affida a una ragazza madre del casato di Shu e così rinasce. Ma per questa (nascita disonorevole), viene buttato in un fosso. Però una forza divina lo protegge e per sette giorni rimane illeso; allora viene raccolto e allevato. Fino all’età di sette anni cresce come un fanciullo comune, finché incontra il quarto Patriarca Daii Zenji sulla via di Obai.

Il Patriarca lo vede: è ancora un fanciullo, ma il suo fisico è eccellente! È un fanciullo straordinario!
Il Patriarca gli domanda: «Tu, quale è il tuo nome?».
Egli risponde: «Evidentemente c’è il nome, ma non è il nome ordinario».
Il Patriarca replica: «Questo quale nome è?».
Risponde: «Questo natura autentica».
Il Patriarca dice: «Tu natura autentica niente».
Egli risponde: «La natura autentica è vuoto, perciò è detta niente».

Il Patriarca, riconoscendolo un vaso idoneo, lo fa suo assistente e in seguito gli trasmette la completezza della norma [la cura della Via]. Abitò nella montagna orientale di Obai, facendo soffiare grandemente il vento del suo carisma.

Quando investighi la testimonianza dei patriarchi, il punto è qui: il quarto Patriarca chiede: “Tu, quale è il tuo nome?” Anticamente ci fu un uomo che era del Paese quale, e si chiamava col nome quale[1]. È annunciare che tu sei quale nome. Per esempio, è come esprimere la Via dicendo io davvero sono questo, tu davvero sei questo[2].

[1] Il maestro Daisei a chi gli chiedeva «Quale è il tuo nome?» rispondeva «Ho nome quale»; a chi gli chiedeva «Di che paese sei?» rispondeva «Del paese quale».
[2] Da un dialogo fra il sesto Patriarca Daikan Eno e il suo discepolo Nangaku Ejo.

Il quinto Patriarca dice: «Evidentemente c’è il nome, ma non è il nome ordinario». Vale a dire, il nome che evidentemente c’è non è il nome ordinario; il nome ordinario non è il nome che evidentemente c’è.

L’espressione Il quarto Patriarca dice: Questo quale nome è? indica che quale è già questo, quale fa già essere questo. Questo è il nome. Ciò che fa essere quale proviene da questo. Ciò che fa essere questo, è la funzione di quale. Il nome è questo, il nome è quale. Lo versi anche versando la tisana, lo versi anche versando il tè, lo fai preparando il cibo di ogni giorno.

[Continua Forzani-Mazzocchi] Il quinto Patriarca dice: «Questo natura autentica».
Il principio che egli addita è che questo è natura autentica. È divenire Budda in virtù di quale. Non si giunge ad apprendere questo solo in quale nome; questo quando è non questo è comunque natura autentica. Pertanto, pur dicendo questo è già quale, è già Budda, il nome è davvero il nome quando è spogliato da tutto, quando passa attraverso tutto. Quel nome davvero è Shu[3]. Ciò nonostante, non si eredita dal padre né dagli antenati, non proviene dal somigliare alla madre. Ah! non consiste certamente nel mettersi allineati con spettatori esterni.

[3] Shu ha due significati: è il nome della famiglia adottiva, e quindi è l’equivalente del cognome, inoltre l’ideogramma shu significa anche ambito circostante, tutt’intorno, onnicomprensivo. Dogen gioca con i significati.

Il quarto Patriarca dice: «Tu natura autentica niente».
Perciò il testimoniare la Via non è condizionato da chi tu sei, anche se è affidato a te: è rendere palese natura autentica niente. Devi sapere, devi apprendere che ora, in qualsiasi momento, ecco: è natura autentica niente. Diventando la testa di Budda, è natura autentica niente? Procedendo verso Budda, è natura autentica niente? Non ostruire i sette passaggi, non arraffare gli otto arrivi.

Natura autentica niente: la si impara anche da un istante di immersione nella tranquillità interiore. Interrogati e rispondi: è quando la natura autentica giunge alla perfezione di Budda che si attua come natura autentica niente? O è quando la natura autentica inizia a risvegliarsi che si attua come natura autentica niente? Costringi anche la colonna della rugiada[4] [della tua casa] a porsi la domanda, poni tu la domanda alla colonna della rugiada; sfida perfino la natura autentica a farsi la domanda!

[4] La colonna esterna al muro della casa, detta della rugiada per distinguerla da quelle interne. Esposta alle intemperie naturali, deve essere particolarmente resistente. Analogia della vita così com’è.

È così! La testimonianza: natura autentica niente, è una voce che giunge da lontano, dalla stanza del quarto Patriarca. La si vede e la si ode in Obai, scorre attraverso Doshu, diventa vessillo in Daii[5]. Ecco la via che testimonia natura autentica niente. Senza alcun dubbio devi avanzare spremendo l’anima, non devi frapporre indugio. Natura autentica niente è qualcosa che non devi cercare qua e là con fatica; tuttavia, ecco il segnale che è quale, ecco il tempo che è tu, ecco l’afferrare l’occasione che è questo, ecco il convivere con il nome Shu; ecco quell’oltre che è immediatamente [questo momento].

[5] Rispettivamente, il quinto Patriarca cinese Daiman Konin (601-674), il maestro Joshu Jushin (778-817) e il maestro Isan Reyu (771-853).

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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Catia Belacchi

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