Il percorso dell’intenzione, un intermezzo 4

Ho scritto nel post precedente dell’intenzione che plasma il corpo e l’ambiente astrale: ho l’impressione di non essere stato esaustivo ma non insisterò ancora. Un’influenza che mi accompagna da una settimana mi offusca un po’ la consapevolezza e ci sarà modo e tempo per completare.

Nelle lunghe ore di immobilità e di ritiro, impossibilitato a scrivere e a studiare, leggo e ascolto qualcosa, in verità molta più lettura che ascolto anche se oggi ho fatto un’eccezione ascoltando una parte di un concerto di Simone Cristicchi dello scorso autunno.

Che siano Cristicchi, Battiato, De André, musica sacra, classica o jazz, la mia capacità di reggere quelle frequenze è alquanto relativa e dopo poco debbo abbandonare.
Sono mondi vibrazionali a forte connotazione astrale e anche quando si legano a un mentale alto e anche a un sentire, la loro risonanza è troppo forte nei miei veicoli, è materiale troppo denso, anche quando è “alto” e autentico.

Questo dice qualcosa delle regioni che normalmente abito e di come in quelle regioni ogni vibrazione “densa” sia un ostacolo. Densa non significa bassa o pesante, non in questo caso, significa pregna di umano.
Ecco, dove abito l’umano c’è, sento con una certa relativa intensità quello altrui, ma il mio umano è divenuto una velina trasparente, velina che vibra e si scuote al soffio di una brezza anche leggera, velina che proteggo con una vita da straniero.

È un mondo e una vita da straniero: tutto scorre, tutto è visto e sentito ma il risedere è altrove, il domicilio è in una rarefazione, in una neutralità, in una distanza, in una assenza, in una irrilevanza.


Sottoscrivi
Notificami
guest

1 Commento
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
Vedi tutti commenti
Catia Belacchi

Comprendo. Grazie

1
0
Vuoi commentare?x