Dōgen, Busshō: vuoto di divenire illusorio 6 [busshō6.1]

Il quinto Patriarca dice: «Perché la natura autentica è vuoto, perciò è detta niente».
Indica con evidenza che vuoto non vuol dire assenza.

Dire e cogliere il senso di la natura autentica è vuoto, non è far questione di mezzo chilo o cinquecento grammi; invece è dire semplicemente la parola niente! Non è detta vuoto perché è vuota, non è detta niente perché è assenza; ma piuttosto, siccome la natura autentica è vuoto, è detta niente. Quindi, i vari frammenti del niente sono lo stendardo che esprime il vuoto, il vuoto è la forza che è capace di esprimere il niente.

Questo vuoto di cui si parla, non è il vuoto di le forme altro non sono dal vuoto.[6] Il dire le forme altro non sono dal vuoto, non significa forzare le forme per farle diventare vuoto, non è dividere il vuoto per costruire le forme. In verità è il vuoto di il vuoto questo è il vuoto. Il vuoto di il vuoto questo è il vuoto, è detto dall’espressione “un frammento di pietra nel vuoto”[7]. Stando così le cose, la natura autentica è niente e la natura autentica è vuoto e la natura autentica è essere, sono la domanda, sono la risposta del quarto e del quinto Patriarca.

[6] Come recita un verso del Maka Hannya Haramita Shingyo – Il Grande Canto del Cuore della Perfetta Sapienza, che è il sutra più venerato nel buddismo Zen. Doghen ha dedicato una sezione dello Shoboghenzo dal titolo Maka Hannya Haramitsu all’analisi del Canto del Cuore.

[7] Citazione di un dialogo riportato nel Chingte chuanteng lu: un monaco chiese a Shishuang Qingzhu: “Qual è l’intento della venuta dall’Ovest dell’antico maestro (Bodidarma)?” Il maestro rispose: “Un frammento di pietra nel vuoto” Il monaco si inchinò. Il maestro gli chiese: “Hai capito?” “No” rispose. “Bene, disse il maestro, perché se tu avessi capito ti avrei rotto il cranio”.

[Tollini traduce] Non diciamo “vuoto” perché è vuoto, non diciamo “nulla” perché è nulla, ma si dice “nulla” perché la natura-di-buddha è il vuoto.190 Quindi, ogni frammento del nulla è un riferimento che esprime il vuoto, e il vuoto è la capacità di esprimere il nulla.191 Quello che chiamiamo il “vuoto” non è il vuoto della frase:”i fenomeni sono il vuoto”.192 “I fenomeni sono il vuoto” non significa che i fenomeni sono forzati a essere il vuoto, né che i fenomeni sono estratti dal vuoto. Si tratta del vuoto di “il vuoto è il vuoto“.193 Il vuoto di “il vuoto è il vuoto” è quello di “una pietra nel vuoto”.194 Allora, è un chiedere e rispondere tra il Quarto e il Quinto patriarca sulla natura-di-buddha-nulla, sulla natura-di-buddha-vuoto, sulla natura-di-buddha-essere.

190 Il “vuoto” non è vuoto, il “nulla” non è nulla, poiché se fossero tali sarebbero definiti contrastivamente rispetto ai loro opposti “pieno” e “tutto” rispettivamente. Essi invece vanno intesi come assoluti. Si dice nulla per dire che la natura-di-buddha è il vuoto intendendo entrambi in modo assoluto.

191 Solo attraverso l’assoluto del vuoto si può esprimere l’assoluto del nulla.

192 Il riferimanto è al sûtra del Cuore del Perfezionamento in Saggezza o Prajnâpâramitâ Hrdaya sûtra (in giapp.: Maha hannya haramita shingyô). Il testo è molto sintetico – contiene in totale solo 276 caratteri cinesi – ma vuole essere l’esposizione della concezione centrale del buddhismo Mahâyâna della dottrina del vuoto. La frase cui fa riferimento Dôgen è quella che recita: “I fenomeni non differiscono dal vuoto, il vuoto non differisce dai fenomeni, i fenomeni quindi sono il vuoto. Il vuoto quindi è fenomeni. […] Sariputra, tutti i dharma hanno l’aspetto (le caratteristiche) del vuoto.”
Waddell, N. e Abe M., op. cit., 1975, p. 112 traducono shiki con “form”, mentre Nishijima, G.W. e Cross C., op. cit., p. 10, traducono “matter”. Tra i due preferisco la seconda versione, ma credo che “fenomeni” renda meglio.

193 Il vuoto non è altro che il vuoto. Nel capitolo “Maka hannya haramitsu” dello Shôbôgenzô dice: “Quando questo concetto è esposto, spiegato e realizzato, diciamo che i fenomeni sono la vacuità e la vacuità è i fenomeni, i fenomeni sono i fenomeni e la vacuità è la vacuità.” Quindi, mentre il sûtra espone la dottrina del vuoto ponendo una identità tra i fenomeni e il vuoto (e viceversa), Dôgen, si spinge oltre e aggiunge a questa identità anche una autoidentità, il vuoto è identico a se stesso e così i fenomeni. Tuttavia, questo non ostacola il fatto che essi siano identici anche tra di loro. O meglio, proprio perché essi sono identici a se stessi, possono anche essere identici tra di essi.

194 “Una pietra nel vuoto” è una frase che fa parte di un aneddoto che si trova in Keitoku dentôroku. È una frase pronunciata in risposta alla domanda: “Qual era l’intenzione di Bodhidharma quando venne dall’Occidente?”.

[Carl Bielefeldt traduce] Quando il ragazzo ha detto: “Poiché la Natura di Buddha è priva di contenuto, tu dici che è al di là dell’esistenza”, ha detto chiaramente, perché “essere priva” non significa “essere nulla”. Quando ha affermato che la Natura di Buddha è priva, non ha detto che è mezzo chilo o che è otto once, come hanno fatto alcuni Maestri: ha usato il termine “oltre l’esistenza”.

Poiché è priva (del contenuto della realtà illusoria, ndr), non dice che è vuota, e poiché è al di là dell’esistenza (del divenire illusoriamente inteso, ndr), non dice che è nulla: dice che poiché la Natura di Buddha è priva, è al di là dell’esistenza.15

Quindi, quando si dice “al di là dell’esistenza”, questo è un mezzo (un modo, altra traduzione, ndr) per esprimere il suo essere priva, e “essere priva” è un mezzo per esprimere il suo essere al di là dell’esistenza.
L’“essere privo” di cui parla non è l’“essere vuoto” dell’affermazione del Sutra del Cuore: “La forma materiale è uguale all’essere vuoto”. Anche se nell’affermazione “La forma materiale è uguale al vuoto”, la forma materiale non è costretta a diventare vuota e il vuoto non viene scisso per fabbricare la forma materiale, l’“essere privo” di cui ha parlato è quello dell’“essere privo è ciò che significa il vuoto”.

L’“essere privo” di “essere privo è ciò che significa vuoto” è sinonimo del Maestro Sekisō Keisho che lo chiama “una pietra nello spazio”. Ecco come il Quarto e il Quinto Antenato hanno indagato e parlato del non possesso della Natura di Buddha, della vacuità della Natura di Buddha e dell’esistenza della Natura di Buddha.

15 In altre parole, la Natura di Buddha non esiste nel senso ordinario di “esistere”, cioè di essere soggetta a cambiamenti, come lo sono i pensieri e le cose, ed è quindi descritta come “al di là dell’esistenza”.

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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