Appunti sull’unità d’Essere e sull’abisso che segue 1

4. Scrivere per nessuno: questa consapevolezza mi precipita nell’abisso. Vivere essendo consapevole che è solo un moto interiore tra sé e sé, solo rappresentazione di fronte allo specchio dell’autocoscienza.
Vivere non è essere visti, vedere, essere riconosciuti, riconoscere: è lo specchiarsi della propria consapevolezza, il divenire consapevoli di essere frammento, prima, unità in seguito, Essere che è oltre frammento/unità, infine.

Il processo è tutto interiore, l’ambiente in cui avviene è pura scenografia, gli altri sono comparse effimere relative alla consapevolezza conseguita e al sentire strutturato. Gli altri sono la rappresentazione esterna dei nostri moti di sentire interiori. Il film della vita scorre nella perfetta solitudine dell’attore sulla sua scena, questo anche quando l’attore è in sé una molteplicità come lo può essere una Individualità o una Coscienza Cosmica.

L’Uno che contiene il Tutto, che lo è, è tutta la vita ed è Uno. Mi verrebbe da aggiungere: è Uno ed è solo, ma così facendo lo connoto umanamente. Quel solo però significa il superamento del due e del molteplice, superamento che per l’umano è difficile e che lo porta a connotare l’unità ultima anche come solitudine ultima, abisso oltre la familiarità del conosciuto molteplice, caldo, affettuoso, fraterno.

Allora c’è un balzo, un salto necessario tra la concezione/esperienza coltivata da un contemplativo dell’unità e quello che si trova a sperimentare addentrandosi in essa: dall’unità sentita come molteplicità fusionale all’unità dell’Uno Solo. Dal “sperimento l’unità scrivendo per la mia comunità”, al “scrivo senza ragione e scopo”.

Unità/molteplicità e Unità/Uno: bisogna fare un balzo, la seconda è altro rispetto alla prima.
Un esempio: il nostro corpo fisico è composto da miliardi di cellule e queste da miliardi di particelle, dunque è una unità/molteplicità, ma noi ci percepiamo unitari, Uno/Solo. 2.3.25

La serie di post di “Contemplazione quotidiana” che precede queste riflessioni sull’abisso.

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Kita-lu

Grazie, si apre l’ascolto nel profondo, mentre in superficie puoi leggere e studiare.

Catia Belacchi

Grazie per questi contenuti cui non siamo pronti ma che ci attirano come una calamita.

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