17. L’accadere di quello stato di vuoto consegue all’abbandono dell’esperienza unitaria e, prima ancora, all’allontanarsi da pensiero-emozione-azione.
Lo sperimentare unitario implica l’affluire di una consapevolezza/vibrazione di sentire che attraversa i corpi transitori: nel caso dello stato di vuoto questi, i corpi transitori, è come se fossero disconnessi; i loro dati transitano ma non sono attribuiti ad alcun centro di sintesi soggettivo, questo li rende come sospesi.
La vibrazione unitaria, nel suo impatto sui trasitori, risulta trascesa: infatti l’esperienza unitaria, per definirsi esperienza, nei transitori deve impattare, e lo fa, ma la consapevolezza è appoggiata altrove, non lì, di conseguenza quell’esperienza è sottotraccia, silente.
Il focus della consapevolezza è sullo spazio: là dove la consapevolezza si posa quello diviene lo stato predominante. Nella realtà vuoto, unità, pensiero-emozione-azione sono sempre presenti, l’enfasi è data dallo spostarsi della consapevolezza, dal suo focalizzarsi.
Lo stato di unità è uno stato di enfasi della consapevolezza, così lo stato di vuoto. Lo stato di identificazione col divenire genera l’enfasi di questo e il passare in secondo piano di tutte le altre dimensioni.
La consapevolezza si muove lungo una scala di sentire e là dove si posa quella diviene la nota dominante.
Più quello spazio di vuoto viene ad essere sperimentato, più diverrà percepibile a sensi nuovi, a una comprensione nuova. 27.3.25
16. Fin verso i trentanni ho sperimentato ricorrenti stati di vuoto che apparivano a caso e mi impaurivano e disorientavano perché non ne comprendevo la natura, inoltre non avevo controllo su ciò che accadeva, c’era il vuoto e l’impossibilità di qualsiasi intervento. In seguito sono spariti.
Oggi ho una visione più chiara su quei fenomeni, sono stati nei quali posso inoltrarmi, permanervi e uscirne con la semplice volontà.
La condizione principale è dominata da un vuoto totale. Vuoto dal quale la consapevolezza osserva il fluire ovattato di pensieri ed emozioni, come quando si è immersi sott’acqua: tutto è attutito e lontano ma, soprattutto, non c’è traccia di soggetto, di me.
C’è consapevolezza chiara del fluire della sfera mentale, astrale, fisica ma sono sfere lontane e attutite. C’è una vaga nozione del tempo ma non come qualcosa che riguarda quella consapevolezza, come qualcosa che è al pari di pensieri, emozioni e azioni: lontano, rarefatto, attutito.
È uno stato della consapevolezza caratterizzato dall’assenza totale di un rimando a un soggetto: quel che viene sperimentato non viene autoattribuito, è lì, di nessuno. 25.03.25
La serie di post di “Contemplazione quotidiana” che precede queste riflessioni sull’abisso.
Grazie, si apre l’ascolto nel profondo, mentre in superficie puoi leggere e studiare.
Grazie per questi contenuti cui non siamo pronti ma che ci attirano come una calamita.
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