Fonte: Eihei Dogen, Inmo, Proprio così, traduzione dall’originale giapponese di Jiso Forzani.
Quando il curatore lo ritiene necessario, vengono anche utilizzati frammenti della traduzione di Aldo Tollini così come compaiono nel suo Buddha e natura di Buddha nello Shobogenzo, Ubaldini editore. Dalla redazione del Tollini viene preso anche un brano dell’introduzione e la suddivisione in paragrafi che in Forzani non compaiono.
In passato il 6° Patriarca era un boscaiolo del Shinshū. Conosceva a fondo la montagna, conosceva completamente l’acqua. Eppure, anche se adoperandosi con ingegno ai piedi dei verdi pini taglia la radice, come può stare tranquillo e composto nello specchio della finestra lucente, se ignora l’insegnamento eterno che illumina il cuore? Da chi apprendere a lavare la neve? 38 Udito il sutra nella piazza del mercato, questo non era qualcosa che si aspettava, né qualcosa raccomandato da un altro 39.
Sepolto il padre da bambino, a lungo ebbe cura della madre. Senza saperlo, in quell’abito era racchiusa una tonda perla che illumina e penetra cielo e terra 40.
Improvvisamente ha chiaro il da farsi, abbandona la vecchia madre e cerca un buon amico 41, un caso raro fra gli uomini. Chi prende alla leggera gratitudine e amore 42? Siccome rendendo pesante la vera norma si rende leggera la gratitudine e l’amore, getta via la gratitudine 43. Questo in verità è il principio per cui «Colui che ha la sapienza se ode allora è in grado di credere e comprendere» 44.
[Tollini traduce] In un mercato sentì recitare un sûtra e questo è qualcosa che egli stesso non si aspettava, né che accadde per consiglio di qualcuno. Da bambino aveva perso il padre e crescendo si era preso cura della madre. Senza sapere che sotto la sua veste stava appesa una perla luminosa che avrebbe rischiarato tutto l’universo.
Improvvisamente, risvegliato [dal sûtra], lasciò la vecchia madre, e andò a ricercare il sapere, ed è un esempio raro tra gli uomini. Chi può prendere alla leggera amore e riconoscenza? Ma dando importanza al Dharma ha trascurato amore e riconoscenza e ha abbandonato questi sentimenti.
[Forzani] Ciò che chiamiamo sapienza* non si impara da qualcuno, non si fa sorgere da se stessi. La sapienza dalla sapienza è direttamente trasmessa, la sapienza in verità ricerca la sapienza. Nel caso dei 500 pipistrelli, è la sapienza che di per sé crea il loro [nuovo] corpo 45. Oltre a ciò non c’è corpo, non c’è cuore 46. I diecimila pesci, siccome la sapienza è intima al loro corpo e non dipende da relazione o da causa, quando odono la Legge, subito comprendono 47.
[Tollini traduce] Questo è il principio secondo cui “se le persone sagge sentono [il Dharma], sono capaci di credere”. Una tale saggezza* non è appresa da altri, né può essere suscitata da se stessi. La saggezza si trasmette alla saggezza e la saggezza va in cerca della saggezza. Nel caso dei cinquecento pipistrelli, la saggezza stessa ha distrutto i corpi. Essi non hanno corpo, né mente. I diecimila pesci che nuotano, avendo la saggezza insita nei loro corpi, sebbene indipendentemente dalle circostanze e dalle cause, ascoltando il Dharma, subito comprendono.
*Forzani traduce sapienza, Tollini saggezza. Gudo Nishijima e Chodo Cros traducono come Tollini.
Paolo di Tarso, 1Corinzi (2, 6-8): Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria.
Paolo definisce sapienza quella che nel Sentiero chiamiamo sapienza.
La questione non è un cavillo: la sapienza è relativa alle acquisizioni del corpo mentale, dell’intelletto; la saggezza all’ampiezza del sentire di coscienza. La sapienza può essere posseduta da un individuo relativamente inevoluto, la saggezza è esclusiva degli evoluti nel sentire.
[Forzani] Ciò che chiamiamo sapienza non si impara da qualcuno, non si fa sorgere da se stessi.
Nella nostra visione, la sapienza si impara e sorge da sé.
[Tollini] Una tale saggezza non è appresa da altri, né può essere suscitata da se stessi.
Essendo la saggezza figlia dell’ampiezza del sentire, e acquisendosi il sentire solo per esperienza diretta, la saggezza non può essere trasmessa e non può suscitarsi in sé in virtù di un atto di volontà, ma solo come conseguenza di comprensioni avvenute, comprensioni acquisibili attraverso lo sperimentare.
38 Il fondamento della religione si apprende dall’esperienza della vita, ma senza la pratica religiosa manca la traccia che orienta e sostiene. Non è niente di più di lavare la neve, che è già immacolata di suo e non diventa certo più bianca lavandola, non è niente di meno di lavare la neve, che si contamina come niente.
39 La storia narra che il Patriarca, mentre vendeva legna da ardere al mercato, udì un verso del Sutra del Loto (Saddharma pundarika sutra – Hokke kyò) che qualcuno stava recitando, e subito comprese. Questo non avvenne perché lui era in ricerca di qualcosa nè perché qualcuno intenzionalmente gli trasmise quel messaggio: avvenne e basta.
40 Parabola della perla cucita nel vestito, che si trova nel Sutra del Loto.
41 Il termine che qui traduciamo buon amico (e che altri traduce maestro) in giapponese suona chishiki, che nel linguaggio corrente significa saggezza. Nella terminologia buddista equivale appunto ad amico che insegna, a sottolineare che la saggezza non è disincarnata.
42 On ai. On è il debito di gratitudine verso gli antenati, e i genitori in particolare, un vincolo di dovere che i cinesi e i giapponesi sentono in modo particolarmente forte anche come legame sociale e storico. Qui non si parla solo del legame di affetto e di responsabilità, ma di qualcosa di più culturalmente vincolante.
43 Gettare via (on), il senso di gratitudine è per l’uomo dell’estremo oriente rompere un tabù.
Ha il senso di comprendere che c’è qualcosa di più profondo del legame figliale, una responsabilità più grande dell’amore per i propri cari.
44 Un verso tratto dal Sutra del Loto.
45 Un racconto tratto dal Sei iki ki (Storie della regione occidentale). Un giorno un mercante che passava vicino al mare del sud, passò la notte ai piedi di un grande albero. Accese un fuoco per scaldarsi e iniziò a leggere ad alte voce i testi religiosi dell’Abidharma. Senza che se ne accorgesse l’albero prese fuoco e i cinquecento pipistrelli che lo abitavano preferirono lasciarsi bruciare pur di non perdere una sola parola della lettura. Rinacquero poi come saggi uomini della via.
46 La sapienza (chi) non è semplice saggezza**: ha un significato che va oltre il sapere e il conoscere, è l’essenza della realtà che non è altro dalla realtà stessa. Per questo non c’è corpo e non c’è cuore che non sia sapienza.
**Dissentiamo: è la saggezza che va oltre il sapere della sapienza ed è la saggezza/sentire che supera il limite di corpo/cuore-mente. È la saggezza che crea le nuove esistenze dei pipistrelli e conduce a comprensione i diecimila pesci.
47 La storia dei diecimila pesci è tratta dal Konk6mydkyò — Suvarnaprabasa sutra. In una vita precedente il Buddha in un periodo di siccità nutri e dissetò diecimila pesci, insegnando loro la profonda legge della vita; essi lo onorarono con una pioggia di fiori e perle e rinacquero come esseri celesti nel paradiso.
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