Dōgen, Busshō: commento (3) di Jiso Forzani a Busshō 6 [busshō6.4]

La natura autentica è niente, non come negazione di qualcosa che è, ma in quanto è vuoto, non ha la consistenza di un oggetto, di un qualcosa. Vuoto, niente, non descrivono una privazione, una mancanza, un non essere.

Sono termini che, appunto, non descrivono: non sono misure al negativo.

Né, in questo caso, vuoto è usato nell’accezione di insostanzialità, come quando si afferma le forme altro non sono dal vuoto. Quest’ultima affermazione sta a indicare che nessuna forma sussiste in se stessa, ma è in forza dell’interdipendenza di ogni cosa con tutte le altre: non vuole dire che prima o poi ogni forma diviene vuota, scompare, né che le forme scaturiscono dal vuoto.

Invece, il vuoto di cui qui si parla è l’infinito senza limite non occupato da niente: è il vuoto incommensurabile, la cui immagine è il cielo che nulla può riempire, occupare, limitare o ferire. Questo è la natura autentica che è niente, è vuoto, è essere. Qui sta la domanda e la risposta: la domanda che richiama la risposta, la risposta che rigenera la domanda.   

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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