Fonte: capitolo “Documenti” (parte seconda) del MANUALE DI MEDITAZIONE ZEN, di Carl Bielefeldt. Berkeley e Los Angeles: University of California Press, 1989. Pp. 259.
Con l’integrazione della traduzione del Fukanzazengi della Stella del mattino, di A. Tollini, di Nishijiama e Cross.
Confronto tra la versione Tenpuku (1233, ndr) del Fukan zazen gi (FKZZG [1]) con le seguenti:
A. CYCK: Ch’an-yüan ch’ing-kuei Tso-ch’an i di Tsung-tse (1103, ndr)
C. FKZZG (2): Koroku Fukan zazen gi (1243, ndr)
D. SBGZ: Shobo genzo zazen gi
E. BDH: Bendo ho, sezione “zazen ho”.
Corsivo:
in FKZZG, passaggi non comuni a (1) e (2)
in altri testi, passaggi non comuni a FKZZG
Cyck
Il Bodhisattva che studia la prajna (la conoscenza/saggezza/comprensione, ndr) deve prima suscitare il pensiero della grande compassione, fare i voti estensivi, e poi coltivare attentamente il samadhi. Giurando di salvare gli esseri senzienti, non dovrebbe cercare la liberazione solo per se stesso.
Fkzzg (1)
Fondamentalmente, la base della via è perfettamente pervasiva; come potrebbe essere condizionata dalla pratica e dalla verifica?
Il veicolo degli antenati è naturalmente illimitato; perché dovremmo fare uno sforzo prolungato? Sicuramente l’intero essere è ben al di là della contaminazione; chi potrebbe credere in un metodo per lucidarlo? Non c’è mai stato, se non in questo luogo; a che serve un pellegrinaggio per praticarlo? Eppure, se esiste un minimo di distinzione, il divario è come quello tra cielo e terra; una volta che sorge la minima simpatia o antipatia, tutto si confonde e la mente si perde.
Dovete sapere che le ripetute migrazioni attraverso le dinamiche del tempo dipendono da un solo momento di riflessione; perdere la strada in questo mondo di contaminazione deriva dall’incapacità di fermare la deliberazione. Se volete trascendere nell’estremo aldilà, accedete direttamente [alla via].
Fkzzg (2)
Fondamentalmente, la base della via è perfettamente pervasiva; come potrebbe essere condizionata dalla pratica e dalla verifica?
Il veicolo degli antenati è naturalmente illimitato; perché dovremmo fare uno sforzo prolungato? Sicuramente l’intero essere è ben al di là della contaminazione; chi potrebbe credere in un metodo per lucidarlo? Non c’è mai stato, se non in questo luogo; a che serve un pellegrinaggio per praticarlo? Eppure, se esiste un minimo di distinzione, il divario è come quello tra cielo e terra; una volta che sorge la minima simpatia o antipatia, tutto si confonde e la mente si perde.
[La Stella del mattino traduce]
La via originariamente è intrinseca ovunque in modo perfetto,
perché pretenderla attraverso pratiche e risvegli?
Il veicolo della verità è incondizionato e presente,
perché sprecarsi in accorgimenti?
Ancora: Tutto non solleva affatto polvere,
perché credere nei metodi per purificarlo?
Il centro non si allontana da qui,
ehi! non girovagare col corpo e con la mente in pratiche religiose.
Eppure, se dai origine anche al minimo scarto, il cielo e la terra si fanno incommensurabilmente lontani; se dai adito al pur minimo “mi piace – non mi piace”, il cuore si smarrisce nella confusione. [/sdm]
[Tollini traduce] Se investighiamo (a fondo), (vediamo che) il fondamento originario della Via è completo in sé e onnipervasivo, perché quindi usare definizioni posticce come pratica e illuminazione? Perché sprecarsi nella ricerca di mezzi abili dato che l’insegnamento è in sé libero da lacci? Neanche a dirlo, la realtà sta al di là della polvere, (perché, allora) vi sono persone che pongono fiducia nei mezzi (rappresentati dal) del pulire?
Nessuna cosa è separata da questo luogo, ciononostante, la gente si sforza per la pratica. Però, se vi è una separazione (grande) come un capello sottilissimo, il Cielo e la Terra si separano nettamente; se sorge anche solo un po’ (la percezione) degli opposti si perde il cuore nella confusione. [/T]
[Pubblichiamo alcuni materiali relativi alla zen, alle sue origini e al suo sviluppo nella convinzione che molto si possa indagare non mossi da una intenzionalità speculativa e intellettuale, ma dall’esigenza di chiarire i cardini fondamentali del pensiero di Dōgen – e dello zen classico – quali, tra gli altri, l’equiparazione tra pratica e illuminazione o il senso stesso di pratica e tanto più quello di illuminazione. Cardini non secondari per la vita e l’esperienza di un contemplativo che a ogni istante del suo esistere si confronta con questi temi e dunque si interroga e propone la sua interrogazione.
Dopo la pubblicazione di alcuni materiali che preparino il terreno e illuminino su una complessità mai esaurita, affronterò questi temi:
1. La realtà che definiamo Essere, o natura autentica.
2. Cosa si intende per illuminazione nel Sentiero e l’irrealtà dell’illuminazione istantanea.
3. Cosa si intende per pratica e l’azzardato e relativo parallelo tra pratica e illuminazione.
4. La demitizzazione della nozione di pratica e di illuminazione e la reale tensione tra divenire ed Essere.
5. Formazione e contemplazione in una via spirituale nel XXI secolo. Qui la raccolta dei post]
- Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
- Contemplazione quotidiana
- Le basi del Sentiero contemplativo
- Un nuovo monachesimo per i senza religione del terzo millennio
- Libro: ‘Il Sentiero contemplativo a dorso di somaro’
- Libro: ‘Come la coscienza genera la realtà personale‘
- La Via della conoscenza, nuova serie di post dal 15.1.25
- File audio recenti in un canale Telegram dedicato
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