Partecipante: Che cosa resta del legame con chi non c’è più?
Una Voce: Proviamo a chiederci che cosa c’è in quella che chiamate l’altra dimensione, cioè il momento in cui ciò che c’è qui – voi dite – si affaccia a un altro mondo. Partiamo dal fatto che tutto quello che riuscite a concepire sono unicamente quei pensieri e quelle raffigurazioni che hanno sede dentro i vostri contenuti mentali. Quindi, la raffigurazione che vi date di ciò che sta aldilà è sempre quel qualcosa che può essere concepito dal vostro mondo mentale, altrimenti è non immaginabile e nemmeno comprensibile.
Pertanto, dirvi che in quell’aldilà non c’è niente, c’è assoluto vuoto, è per voi una vera provocazione. Ma chi c’è in quel vuoto assoluto? C’è ciò che non porta nome, che non porta tratti distintivi, che non porta separatività, e quindi che non porta quelle forme umane che voi pensate siano le sole a poter continuare a essere identificate, e anche progredire, nell’altra dimensione. Attenzione, l’idea che nell’aldilà esistano delle forme individualizzate attorno a un “io” duale crea dentro di voi una gabbia nella quale vi rinchiudete. Tutto ciò che vi alimenta nella convinzione di continuare a essere una forma in un presunto aldilà, accentuando la vostra individualizzazione, è un’illusione.
Inoltre, quegli esseri che vanno nell’aldilà, se accompagnati dalla vostra emotività affettiva, si radicano nel ricordo, e la memoria può essere una forma pesante di imprigionamento, perché vi fa restare attaccati alle stesse cose, agli stessi meccanismi, allo stesso modo di considerare gli altri e voi stessi. Il passato è il grande magazzino della mente poiché la mente è contenuto passato ed è ripetitività.
Inizialmente può essere utile elaborare il dolore, e in questo processo iniziale la via della Conoscenza non entra, non è il suo campo, mentre può parlare all’uomo quando si è dato una risposta al dolore. Questo perché la via della Conoscenza non consola, mentre l’uomo ha l’immediato bisogno di consolarsi e, a partire dal dolore, ha bisogno di trovare una possibile risposta alla domanda: “Perché?”. Qui ribadiamo che la via della Conoscenza non è consolatoria rispetto al dolore e nemmeno vi conferma che gli esseri che se ne sono andati sono di là che vi aspettano. Oltretutto, quando vi rappresentate un essere che scompare nell’aldilà, è diversa la reazione emotiva che avete se riguarda un umano, o un animale, o una pianta, o un minerale, e questo vi parla come sempre di voi: voi il centro, non chi che se n’è andato, ma solo quello che ha lasciato o non lasciato dentro di voi. Perché l’altro che non c’è più serve a voi nel dolore, serve a voi nel trascinamento dei ricordi e della sofferenza, serve a voi nel vuoto che non riuscite a colmare. Oppure non vi serve, e allora semplicemente scompare.
In conclusione, quello che vi raccontate su quegli esseri che abbandonano questa dimensione vi serve fino a quando avete bisogno di consolarvi. È solo quando iniziate a guardare quel bisogno che, allora, potete scoprire che quell’attaccamento emotivo è carico di pesantezze che vi ancorano a voi stessi. Voi siete i vostri attaccamenti, e il ricordarli, cercando di darvi risposta al “perché chi era accanto a voi ora se ne è andato”, continua ad alimentare il vostro “io”.
Ogni essere che se ne va è un soffio di vento che è sorto e poi tramontato, e voler ridurre quel soffio a un permanere che lo lega a voi significa ignorare l’essenza di colui che se ne è andato, sia esso un animale, sia esso una pianta, sia esso un minerale, sia esso un umano. E l’essenza è quel niente che apre un vuoto; vuoto che è un invito a morire a voi stessi.
Essere soffio di vento…si avverte disagio in queste parole. L’umano ha la pretesa di comprendere.
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