L’altro da sé: la pretesa di conoscerlo

Innanzitutto l’altro porta se stesso e questo è un aspetto tutt’altro che scontato: l’altro si presenta a te, tu lo vedi, lo osservi in relazione a tutto il tuo mondo interiore, e che cosa vedi davanti a te?
Quanto è vasta la tua comprensione della sua rappresentazione? L’altro si presenta e noi abbiamo una pretesa, quale?
Quella di saperlo leggere, quella di comprendere chi è. Questa è la prima delle pretese, ma quello che abbiamo davanti e che si presenta con quella rappresentazione tenera, o aggressiva, o ambigua, quanto di quello che lui è, possiamo effettivamente conoscere?
G: Quello che ci siamo permessi di conoscere di noi, e poi quello che riusciamo a vedere da un lato non giudicante..
S: Tu vedi la piccola rappresentazione che l’altro sta mettendo in atto di fronte a te, e cosa ne sai di tutte le altre rappresentazioni che mette in atto di fronte a soggetti diversi, e cosa ne sai delle rappresentazioni di quando è solo, e cosa sai di tutto quello, vastissimo, che non giunge nemmeno a rappresentazione, ma rimane nel subconscio o addirittura nell’inconscio?

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