Ci piace considerarci evoluti. Siamo persone della via spirituale, sappiamo andare oltre l’egoità: così ce la raccontiamo.
Poi arriva una parola, un gesto, uno sguardo, un piccolo fatto e in noi si leva un’increspatura, il mare calmo della nostra rappresentazione si turba, il fatto ci colpisce, una piccola ferita s’apre.
In un attimo s’evidenzia ciò che non volevamo vedere e veniamo richiamati alla realtà dei fatti: residui più o meno ampi di egoità dichiarano in modo inequivocabile la loro presenza.
Ombre di vittimismo si profilano, accuse all’altro si abbozzano: rosari dell’identità conosciuti.
Presunzione di essere evoluti; presunzione di sapere, di conoscere, di aver compreso: basta un piccolo fatto e il re è nudo.
I piccoli fatti sono sempre generati dall’altro e solo nella relazione si presentano a noi: ecco perchè alla persona della via spirituale non serve ritirarsi dal mondo, non c’è possibilità di fuggire dai piccoli fatti, dalle minute relazioni, dalle stilettate nel ventre dell’egoità.
Non c’è possibilità di fuggire da sé.
Immagine da: http://is.gd/kY7bfn
“Non c’è possibiltà di fuggire da sè…” sembra quasi una maledizione e invece la nostra piccolezza, le meschinità più basse sono grandi e preziose opportunità, l’unico vero lavoro è nelle radici profonde dell’umano, forse parlare di “evoluzione” non ha nemmeno senso, non ė alla nostra portata…in un certo senso neppure ci riguarda, figuriamoci il “sentirsi evoluti”! Si fa ciò che c’è da fare, si vive ciò che c’è da vivere, si raccolgono i frutti e punto.
Grazie Roberto!