Eihei Doghen Zenji
SHOBOGHENZO JINZU
L’AUTONOMO E LIBERO OPERARE (JINZU)
(Quale è il senso del vivere quotidiano?)
Introduzione e trasposizione
Watanabe Koho Roshi
Questo diretto e libero modo di essere, è il modo di funzionare per cui l’occhio riflette un particolare oggetto così come è senza inserire la minima alterazione e l’orecchio recepisce il suono pulito cosi com’è; e ancora, il naso, la lingua, il corpo, la mente, cioè gli organi di senso (che possono essere classificati in sei ambiti) gli strumenti della conoscenza, tutti uno per uno, sono messi in opera e fatti risplendere vivacemente per quello che sono.
Ed inoltre, è anche possibile vedere l’opera della forza vitale che, unica, presiede e controlla quei sei. Ed inoltre, non ci si fissa con pervicacia alle proprie vedute e si può quindi far operare l’illimitato modo di lavorare che fa risplendere al massimo ogni cosa proprio perché è quella cosa.
Così avviene che il fondamento della pratica religiosa sia dar vita e mettere in azione nel modo più vivido qualsiasi cosa, di tutte quelle che, dalla mattina alla sera, rientrano nella sfera d’azione e nell’ambito della condotta delle persone che sono impegnate nell’indirizzare la propria vita nel senso della via vera.
La pratica della vera via, altro non è che l’agire stesso momento per momento, attimo per attimo, vitale e vivace, della persona che in effetti pratica nella realtà della vita di ogni giorno e quindi non è possibile avere una consapevolezza particolare che dia cognizione del fatto di star mettendo all’opera l’illimitato funzionamento della vitalità.
E comunque, benché non si dia quella consapevolezza, ciò non significa che per questo la persona che è nella via ne riceva un danno o una diminuzione.
La realtà della Natura che va oltre l’umana sapienza, così come qualsiasi cosa di tutte quelle che fan parte del mondo umano, sono fondamentalmente compiute e perfette ognuna in sé come se stessa, in quanto illimitato operare: vivere in pratica la via di Budda significa aderire obbedienti dal principio alla fine con coerenza a questo modo d’essere della realtà, ed anzi, farla ancor più risaltare e risplendere.
Detto in altre parole, con un esempio, la catena dell’Himalaya appare realmente manifesta, viva e vivida proprio come Himalaya, ed ogni albero, ogni pietra è compiuta e perfetta in quel momento, in quel posto proprio come “la cosa che è”. (2)
2) La realtà nel suo insieme, ed ogni singolo aspetto di quella realtà, non stanno in un rapporto di più grande e più piccolo, di contenitore e contenuto, dal punto di vista del loro modo di essere e di vivere in azione: c’è tutta la vita in atto nella Grande Natura che tutto comprende (Himalaya), c’è tutta la vita in atto nel minuscolo sassolino ai piedi della montagna.
Il testo è stato originariamente pubblicato sulla rivista “La stella del mattino” in due numeri dell’anno 1999: n.2 (16 marzo-15 maggio) e n.3 (16 maggio-15 luglio). La presente pubblicazione è autorizzata.
Per leggere i brani in sequenza dall’ultimo al primo.