Tutta la realtà è una proiezione della coscienza

Qui trovate un compendio dell’escatologia cristiana: a noi sembra che, non avendo l’autore dell’omelia altro paradigma che quello della propria fede, mostri una difficoltà nel scendere nella profondità del simbolo che le stesse scritture a lui sacre gli aprono.
Tutta la realtà è simbolo e tutta parla dei processi dell’interiore: personali, individuali, collettivi.
Insieme a due amici, e fratelli nel cammino comune, abbiamo raccolto i giorni scorsi le olive: cos’è questa scena se non la manifestazione plastica di una generosità, disponibilità, gratuità che queste persone hanno maturato nel loro intimo, nel loro sentire?
E’ la gratuità da loro compresa che ha generato la scena; servendosi della volontà, “il frutto della coscienza che si imprime nei suoi corpi” essa è divenuta fatto, relazione, possibilità.
Se tolgo la gratuità da questi amici conseguita, o se cambia il grado del suo conseguimento, la scena scompare, non è più.
Questo ci dice che è l’intenzione che crea la realtà: tanto più l’intenzione è permeata d’amore, tanto più la realtà dell’accadere è basata sulla generosità, sull’accoglienza, sulla collaborazione, sulla gratuità.
Se l’intenzione è condizionata dall’egoismo, dal narcisismo, dall’utilitarismo egoico sorgeranno scene coerenti con questo imprinting di base.
Questo vale per i singoli come per i popoli.
Noi pensiamo che il cammino terreno dell’umano sia solo transitorio, un passaggio obbligato per apprendere ad amare: dopo, secondo la nostra visione, ci sarà un altra vita non terrena e priva del condizionamento del tempo, in cui le coscienze cercheranno e sperimenteranno l’unità con l’Assoluto.
Dell’uomo come l’abbiamo conosciuto non sarà rimasto niente: non il suo corpo, non le sue emozioni, non la sua mente.
Sarà rimasto invece ciò che la sua condizione umana ha, a suo tempo, generato: la coscienza.
E’ la coscienza che per conoscere, divenire consapevole, comprendere crea la realtà umana; ed è la coscienza che attraverso le esperienze vede dispiegarsi nel proprio corpo l’archetipo dell’amore; ed è sempre la coscienza che, durante l’apprendistato umano ed una volta terminato questo, realizza in sé la comprensione che tutto è Uno e che quell’Uno è amore.


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