Una ricerca estrema di senso

Se andiamo a vedere le biografie dei terroristi che hanno operato a Parigi, spesso, non sempre, scopriamo ciò che già sapevamo: vite cresciute negli immensi quartieri dormitorio, problemi di integrazione sociale, droga a volte. Vite normali ai margini, altre volte vite normali integrate.
Ad un certo punto la svolta radicale, la decisione di spendere la propria vita per un ideale che a loro appare vero e determinate: finalmente una risposta alla domanda di senso, conscia e inconscia, che premeva nel loro interiore.
Per decidere di mettere in gioco così la propria vita, bisogna essere disperati, avere una domanda interiore di senso disperata.
A domanda forte, soluzione forte: il radicalismo islamico poco ha a che fare con la religione, molto con una visione manichea del mondo, con l’individuazione di un “colpevole” e di un nemico, con la chiarezza elementare e banale del “qui sono i buoni, là i cattivi”.
Simboli elementari per identità precarie alla ricerca di un sostegno cui appoggiarsi.
Baratri di non senso in un mondo che nulla fa per offrirti modelli credibili di vita da prendere ad esempio, da guardare tutte le volte che in te l’angoscia dell’esistere ti sovrasta.
Dice Rudolf Steiner che ai bambini vanno lette storie di eroi e di figure moralmente alte, integre, esemplari.
Quanto ha ragione e quanto, troppo spesso, lasciamo i nostri figli soli con i loro assurdi tablet!


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