Nei gironi della bulimia dei rapporti, delle parole, degli alimenti, delle retoriche si mostra il tentativo dell’umano di riempirsi e di circondarsi di senso.
Non so quale sia il risultato: per chi scrive, in un lontano remoto, era miserevole.
Le scelte ripetute di rottura e di estrazione dalla ritualità hanno, nel tempo, svelato la natura del tentativo bulimico, la sua illusorietà, la sua vacuità.
Il perdere, non l’aggiungere si è rivelata la chiave.
Il coraggio di dire dei no, di rinunciare, di deludere, di smentire, di sottrarsi al rito hanno permesso l’affiorare di ciò che era ed è nascosto dietro ogni tentativo dell’umano: per trovare senso, per scoprire la vita bisogna essere disposti a perdere.
Bisogna vedere l’illusione che ci oscura lo sguardo, non lasciarsi abbacinare e focalizzarsi più nella profondità di ogni singolo e semplice accadere.
La vita è fatta di niente: non di azioni, non di emozioni, non di pensieri.
La vita, nella sua radice autentica, è fatta di sentire e questo affiora soltanto quando tutto il resto è stato disconnesso e abbandonato.
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..vero, però per arrivare a questo nel mondo dobbiamo imparare a starci .. molti di noi, a volte, se ne dimenticano ….