I segni di un nuovo sentire

Ciò che è stato e che è come realtà sociale e personale è ampiamente condizionato dalle logiche della mente: dividere, giudicare, competere.
Guardando alla storia passata mi sembra che questo emerga con chiarezza; guardando a quella attuale ci cono segni di un cambiamento di tendenza.
Prendo ad esempio il processo di unificazione europeo: da singoli e sovrani stati, a comunità di stati e forse, domani, a federazione sovranazionale dove gli stati nazionali saranno drasticamente ridimensionati al ruolo di regioni territoriali e amministrative.
Questo processo, così travagliato e dagli esiti decisamente incerti, non è forse il passaggio dalla divisione alla collaborazione, condivisione, cooperazione, fusione degli intenti e dei mezzi?
Non è questo il passaggio dal dominio della mente/divisione a quello della coscienza/fusione?
Dove la mente separa, la coscienza crea ponti; dove la mente giudica, la coscienza integra; dove la mente compete, la coscienza unisce le forze e i talenti.
Questi sono i segni di un tempo interiore nuovo per i singoli e per l’umanità: segni contraddetti ed ancora goffi e maldestri ma, per tanti versi inequivocabili.
L’open source in informatica non è forse un fenomeno che coinvolge moltissimi programmatori in una disposizione di gratuità e di collaborazione?
Il cohousing non supera forse la famiglia/monade e non è forse l’epifania di uno spirito comunitario che sorge dall’intimo prima che da necessità economiche e sociali?
Così vale per i mille fenomeni sociali basati sulla condivisione, sulla collaborazione e sulla fusione di intenti: questo è il volto del sentire che si affaccia nella calca delle menti e inizia a minarne il predominio assoluto.
Il cammino è certamente lungo: secoli per vedere qualcosa, millenni per il consolidamento della nuova tendenza.; nel frattempo il quadro complessivo non può che essere contraddittorio: mille guerre che convivono con mille collaborazioni e condivisioni.
Il contributo che ciascuno di noi può dare a questo processo è, in fondo, semplice: quanto sono condizionato dai processi divisori, giudicanti, competitivi della mente e quanto sono disposto a darmi nella gratuità, nell’accoglienza delle diversità, nella valorizzazione dei talenti di ciascuno?


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Caria Gabriella

Caro Roberto stamattina leggendo il tuo post mi sono un po riconosciuta perche’ una delle mie frasi concetto che esprimo speso specialmente nel mio gruppo di lavoro numeroso e abbastanza conflittuale a predomonanza femminile e ” partiamo da cio che ci unisce e non da cio che ci divide” e mi rendo conto che come avviene nel mio gruppo piccola realta avviene nel mondo miriferisco agli esempi che hai fatto. Si la sttada e’ lunga ma non per questo non bisogna iniziarla grazie per questo spunto. Di riflessione

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