Imparare e contemplare sono due livelli differenti di esperienza: il primo apre la porta al secondo.
Imparare significa essere disposti a vivere ciò che viene, a sviluppare ed alimentare conoscenza, consapevolezza, comprensione.
Il vivere, lo sperimentare produce senza sosta l’acquisizione di tasselli di comprensione, di atomi di sentire: il processo dell’imparare non ha fine ed ogni passo amplia il sentire e struttura la comprensione propria del corpo della coscienza.
Mentre questo accade, nel ventre dell’accadere se la persona ha la giusta disposizione ed è sorretta dalle comprensioni necessarie, si può aprire la porta ad uno sperimentare nuovo e più profondo: l’azione che insegna nella sua profondità diviene l’azione che è.
Ogni fatto che viene ci cambia e, nel contempo, è solo un fatto.
Divenire ed essere procedono assieme senza essere il secondo frutto del primo: simultaneamente sono presenti l’uno e l’altro.
Nello stesso tempo si impara e si contempla: l’imparare è un volto del vivere, il contemplare l’altro ed entrambi sono simultanei e coesistono oltre l’illusorietà del tempo.
Possono, quelli che ne hanno gli strumenti, imparare a coltivare uno sguardo unitario sulla realtà quotidiana: due occhi che realizzano una visione unitaria che tutto tiene assieme e supera la sequenzialità dei processi e degli stati, per entrare nella dimensione del non-tempo, della simultaneità, del presente che è.
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