Quando nel sentire sorge una preghiera, questa non è per chiedere: è una speranza e un augurio che noi, o quella persona, si sia in grado di cogliere appieno la possibilità che la vita offre in quel momento, in quel passaggio esistenziale.
Potremmo chiedere all’Assoluto qualcosa che già non ci ha dato?
Abbiamo bisogno di pace? Davvero crediamo che non ci siano date le condizioni per la pace?
Preghiamo l’Assoluto perché dia ai nostri figli il dono di una vita piena? Davvero pensiamo che essi non abbiano tutti gli strumenti per dare pienezza alle loro vite nella misura a loro possibile?
Siamo come operai in un’officina che hanno a disposizione gli attrezzi, le materie prime, alcune competenze, ma lavorano poco e male i loro pezzi e passano gran parte del loro tempo a farsi del male, a ostacolare, ad opporsi, a protestare.
Quando nel nostro sentire sorge l’impulso a pregare, potremmo dire:
Fa che io possa esprimere
l’intelligenza di vedere il mio limite,
l’umiltà di ascoltare ciò che la vita mi suggerisce,
la consapevolezza di ogni pensiero, di ogni emozione e di ogni azione,
la disponibilità a rimettere in discussione il mio punto di vista,
la prontezza ad imparare,
la solerzia nel servire dimentico di me.
Fa che io sia pronto quando la vita bussa e mi porta il pane quotidiano,
l’insegnamento di ogni giorno.
Fa che io non mi lamenti, non mi ribelli e non protesti
e sia capace di provvedere dedicandomi all’opera di comprensione che mi compete.
So di essere Te, anche se il mio sguardo è velato,
la consapevolezza comprende che tutto ciò che chiamo la mia vita
altro non è che la Tua vita.
Con questa fiducia che mi accompagna e mi sostiene,
non ho bisogno di chiederti niente;
se Ti chiedessi qualcosa sarebbe come riconoscerti altro da me.
Pulisco la mia casa, apro la mia porta,
rendo chiaro il mio sguardo e limpida la mia intenzione
e so che la Tua volontà senza sosta si manifesta nella mia vita
rendendoci una sola cosa.
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Grazie per questo esempio di preghiera di una persona adulta, abituata a non identificarsi e che vive la condizione unitaria.
Quando ci si trova nel “fango” fino al mento e non si riesce in altro modo a praticare la disconnessione perche il rumore della mente è assordante, torna utile la forma di preghiera più primitiva, quella dei salmi: “dal profondo a te grido o Signore! Ascolta la mia voce”.
La risposta di Gesù a simili preghiere è stata: “uomini di poca fede perché avete dubitato?” ossia un invito alla consapevolezza e alla fiducia. Ma se ci sono momenti in cui la fiducia manca e la mente la fa da padrona, vergognarsene sarebbe darle corda e velare la realtà. Occorre estrarre dalla cassetta degli attrezzi quella preghiera adatta alla situazione. Lasciare che la mente gridi è come far correre all’impazzata un cavallo imbizzarrito. Si sfoga e poi si placa.
Così sia !
Grazie Roberto! E’ da tempo che penso ad una preghiera quotidiana.
Quindi non abbiamo più debiti che ci devono essere rimessi o peccati che ci de ono essere perdonati? Ma allora va a finire che si può vivere essenzialmente rendendo grazie e accettando il proprio limite! Va a finire che possiamo respirare un senso di leggerezza e di libertà! Non siamo più pecore che seguono il pastore? Non siamo più esuli figli di Eva? Uau, lo Spirito ci rende testimonianza!
Molto bella. Una preghiera in cui si chiede mi è sempre sembrata poco degna.
Bellissima preghiera, anche io la rileggerò tante e tante volte.
Si grazie robi, vi è chiaro il significato profondo del pregare…
Bella questa preghiera la rileggerò molte volte