Gradi di sentire e libero arbitrio

Chiede Massimo nel commento al post Il mondo specchio dell’interiore: “In termini di libero arbitrio, quanto siamo liberi di comprendere e quindi di cambiare? O anche la comprensione (e di conseguenza l’intenzione) è un processo su cui non abbiamo margine di manovra?”
La coscienza, all’inizio del ciclo delle incarnazioni, può essere altruista?
Difficilmente. Perché? Perché il sentire che possiede, ovvero la struttura del corpo akasico che ha realizzato, è così relativa che l’altruismo non trova modo di articolarsi.
Può un bambino di dieci anni normo-sviluppato avere le capacità di discernimento di un uomo di quaranta? Normalmente no.
Perché? Perché a dieci anni l’unico corpo relativamente maturo è quello astrale: il corpo fisico è ancora in sviluppo, quello mentale anche e il corpo della coscienza non ben allacciato.
Una coscienza è innanzitutto un corpo e a seconda del grado di sviluppo conseguito può affrontare situazioni di vita, sviluppare atteggiamenti, possedere intenzioni di una natura o di un altra.
I sentire, le comprensioni sono connesse in modo logico dalla più limitata alla più vasta: il sentire di grado uno, genera il sentire di grado due e questo il sentire di grado tre.
Al sentire di grado tre corrispondono determinate intenzioni che non scaturiscono dal sentire di grado due.
Non si passa dal grado uno al grado tre se non attraverso le esperienze: quindi solo da incarnati e solo per esperienza diretta.
Il sentire più limitato si manifesta nel corso della prima incarnazione di una coscienza, quello più vasto durante l’ultima incarnazione che segna l’uscita dal ciclo delle nascite e delle morti.
Tutte le incarnazioni tra questi due estremi sono in successione logica per l’ampiezza del sentire che manifestano: mai l’umano torna indietro e anche quando in una incarnazione ci sembra di essere veramente indietro, in realtà siamo comunque più avanti di quanto fossimo nell’incarnazione precedente.
Man mano che il sentire si amplia e il corpo della coscienza si struttura, esso avrà bisogno di veicoli transitori adeguati, quindi la natura del corpo fisico, di quello astrale, di quello mentale cambiano con il cambiare delle esigenze del corpo akasico, questo sia tra le incarnazioni che durante una incarnazione.
Ad un sentire di grado dieci, corrispondono delle intenzioni coerenti che generano pensieri, emozioni ed azioni compatibili con quel grado di sentire.
Ad un sentire di grado novanta, corrispondono intenzioni ed azioni relative.
Una persona con un sentire di grado dieci non può attivare intenzioni ed azioni compatibili con il sentire di grado novanta, ed una di grado novanta non si misurerà mai con intenzioni ed azioni possibili ad un sentire di grado dieci.
La prima, non ha il corpo per il grado novanta; la seconda, il grado dieci l’ha già compreso, perché dovrebbe tornare a confrontarvisi?
Il sentire di grado dieci si confronterà con il sentire di grado undici, e il sentire novanta con il novantuno.
Un sentire di grado dieci conosce e ha compreso i gradi 0-10 e di quelli porta la responsabilità: non conosce e non ha compreso il grado undici e di quello non ha responsabilità alcuna. Questo significa che sperimenterà il grado undici dal 10.1 al 10.9 così come un esploratore si inoltra in una foresta tropicale: sbagliando, facendo bene, cadendo, rialzandosi e non muoverà karma perché di ciò che muove non è responsabile in quanto è su di un terreno a lui ignoto nel sentire.
Se invece si trovasse ad esprimere il grado 9.9 di sentire che per essere compiutamente espresso dovrebbe produrre la scelta A o B, ed invece optasse per la scelta C, allora muoverebbe karma e in un futuro più o meno prossimo, si troverebbe in una situazione simile a confrontarsi ancora con il sentire 9.9 perché evidentemente non ben acquisito.
Il libero arbitrio è dunque relativo al grado di sentire conseguito: il sentire dieci genererà intenzioni e scene compatibili con il suo grado, e il grado novanta quelle ad esso possibili.
Il grado dieci genererà intenzioni e scene intrise di un grado di altruismo e di egoismo compatibili con il già compreso: la coscienza genererà intenzioni e scene esplorative del sentire non ancora conseguito, ed intenzioni e scene di verifica del già compreso.
Se, per andare a Milano da Fano, passo per Roma, questo non corrisponde alla legge di economia e dunque dovrò riprovare e, la prossima volta, magari passerò da Ravenna e Venezia e la volta successiva, infine, basandomi sui dati d’esperienza e di sentire acquisiti nelle esperienze precedenti, passerò finalmente da Bologna.
Una volta che quella coscienza avrà interiorizzato le leggi che governano il cosmo, naturalmente quelle interiorizzabili dato il suo grado evolutivo, sarà ovviamente libera di farsi un bel viaggio a Milano passando per Roma, ma lo farà per diletto, non per necessità derivante dall’ignoranza.
Più il sentire si amplia, più ad esso corrisponde un maggiore libero arbitrio.
Ma non è il libero arbitrio che mi porta a dire: “Faccio quel che mi pare!” La coscienza evoluta non può operare il male, non ha scelta alcuna a questo livello: il male l’ha conosciuto, compreso e integrato e non può più operarlo, quindi non ha quel libero arbitrio.
Una coscienza evoluta può creativamente scegliere come operare il bene, in questo ha grande arbitrio.


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Sandra Pistocchi

Seguo con molto interesse! Dal basso della mia mente arrugginita da due mesi di riposo azzardo un’ipotesi: una certa quota di libero arbitrio in termini di diretta proporzionalità rispetto all’ampiezza della coscienza fa parte esclusivamente del processo del divenire, così come il karma e lo spazio-tempo, mentre non esiste nel mondo del sentire, dell’Essere, quindi da questo punto di vista è sì un’illusione come d’altra parte lo è la vita.

Massimo

Grazie per la risposta Roberto.

Il discorso fra i gradi di sentire mi è chiaro. Un gatto non può assemblare una realtà fatta di finanza o di viaggi nello spazio, ciò che vede e sente è ciò che può interpretare e avvicinarsi a comprendere.
Diciamo che la mia domanda verteva sul passaggio tipo “dal grado 90 al 91”. Dò per scontato che i primi gradi di sentire, basandosi su dati ridotti, siano piuttosto meccanici. Dopo, invece, le possibilità si moltiplicano grazie a una maggiore complessità delle relazioni interiorizzate.

Supponiamo che il grado 90 sia sufficientemente caratterizzato da altruismo e da una ampia consapevolezza. La navigazione attraverso queste più ampie possibilità, nel percorso che porta al grado 91, è semplicemente meno prevedibile (nel senso che ci sono, per struttura, più percorsi possibili) e quindi sembra più autonoma ma ugualmente “non liberamente scelta”, oppure vi è veramente una libera scelta all’interno delle possibilità disponibili? La generazione di karma è veramente evitabile sulla base di una “nostra” scelta nell’agire?

Dici che nell’operare il bene vi è ampio margine di arbitrio. Ma allora “chi” è che opera la scelta? Qual è il fattore che determina l’esito delle “sliding doors”? Se siamo radioline che possono solo che ascoltare “radio coscienza” e riemettere il segnale secondo le possibilità e la qualità delle nostre casse acustiche (i veicoli), dove è situato il nostro sintonizzatore personale? E’ possibile liberamente cambiare canale e agire ciò che trasmette “radio coscienza due”, quasi una copia, ma con un grado di altruismo maggiore?

Se in termini generali il nostro libero arbitrio è limitato e non ci piove – non possiamo determinare ciò che Radio Uno trasmette a seconda del nostro grado di sentire, proseguendo la metafora – ammettere l’esistenza di un pur minimo grado di arbitrio è ontologicamente una cosa enorme, perché nell’arbitrio si individua un “chi” che possiede quell’arbitrio. Quindi chi è quel “chi”, e si tratta anch’esso di un’illusione oppure no?

Ho una mia ipotesi basata su miei sistemi di riferimento, ma mi piacerebbe conoscere la tua risposta, anche per rendere la mia più organica e generale. Grazie.

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